IL PONTE INCOMPIUTO DI SAN GIACOMO DEI CAPRI
UN’OPERA SOSPESA NEL NULLA DAL 1982
UNA PETIZIONE ONLINE PER SENSIBILIZZARE LE ISTITUZIONI
Nella foresta amazzonica la natura, in alcuni luoghi, ha riconquistato il suo spazio, sovrastando il progresso, ricoprendo opere straordinarie di antiche civiltà. Opere che, una volta riscoperte sono diventate tra i luoghi più belli e affascinanti al mondo. Anche al Vomero la natura sta riprendendo i suoi spazi sovrastando opere…incompiute, rimaste nell’assoluto abbandono, simbolo non di progresso, ma del più becero degrado. Parliamo del Ponte di San Giacomo dei Capri. Oggi parzialmente ricoperto da vegetazione che si arrampica lungo i pilastri e nasconde, in parte, uno scempio che da quasi 40 anni è immobile testimonianza di una malamministrazione e del disinteresse istituzionale e spreco di denaro pubblico (circa 800 milioni di lire). Il ponte, la cui costruzione è iniziata nella prima metà degli anni ’80, doveva unire via Jannelli e via San Giacomo dei Capri. L’idea era valida e avrebbe potuto decongestionare il traffico di zona. Ma il lavoro è stato abbandonato. Ogni tanto gli abitanti, anche riuniti in associazioni, provano a risvegliare l’attenzione della politica, che magari dà un cenno di assenso, ma poi sparisce. Sono poche decine di metri sospese nel nulla, a mezz’aria. Un ecomostro. Nel 2014 l’associazione i Cittadini del Rione Alto provò a proporre un progetto e a coinvolgere le istituzioni, ma tutto si fermò. Ora è l’iniziativa di alcuni residenti a farsi spazio. Una petizione on line su change.org per sensibilizzare cittadini e politici, per non far dimenticare che quel “mostro” è un vergognoso simbolo. Marianna Mastropiero, residente della zona, è la mente della petizione. Nel periodo del lockdown si è stancata di vedere quel “mezzo ponte” sotto casa, dal suo balcone e, complice la forzata clausura in casa, ha iniziato una forte campagna di sensibilizzazione social sfociata poi nella petizione. Ha contattato politici di tutte le aree. Dall’assessorato della Clemente ha ottenuto che almeno quell’obbrobrio venisse inserito nell’elenco delle opere incompiute…altrimenti addirittura poteva perdersene traccia. Tanta solidarietà, ma poca concretezza. Il gruppo si è allargato e la petizione ha raggiunto circa 500 adesioni. “Sono tornata a Napoli dopo dieci anni e vedere quel “mostro” è un’offesa alla nostra città – ci racconta Marianna – lo guardavo e riguardavo. Ricordo quando da bambina osservavo quei lavori iniziare fantasticando di un’opera bella e utile…Invece ora non abbiamo né la strada, né uno sfogo verde per i residenti, e ci troviamo di fronte anche ad un pericolo di crolli”. Ci sono tante magagne sottostanti a partire dai mancati espropri che avrebbero potuto consentire il completamento del lavoro, ma che mai sono stati finalizzati.
In estate, nella parte sottostante al ponte, è stato realizzato un parcheggio che, in un certo qual modo ha sottratto il terreno all’abbandono destinandolo ad un servizio. Ma resta il ponte che, oltre ad essere inutile e avere un pessimo impatto ambientale, è reso pericoloso dalla totale incuria. “Abbiamo provato a coinvolgere, oltre alle Istituzioni, anche le Università (Architettura e Ingegneria) per avere idee progettuali, ma anche per fare dei collaudi di sicurezza. Abbiamo trovato tanta collaborazione che purtroppo, però, si è bloccata davanti alla burocrazia. Potrebbe intervenire la Regione con un progetto europeo di rivalutazione, ma al momento non abbiamo riscontri”, conclude, con rammarico, Marianna Mastropiero. In effetti le vie da intraprendere potrebbero essere tre: il completamento del ponte (ormai una chimera), l’abbattimento, o la riconversione in un giardino pensile. Purtroppo, le tante belle idee finiscono con lo scontrarsi con l’inerzia istituzionale e con la endemica mancanza di fondi.
Giuseppe Porcelli
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