Il Parco San Martino torni alla città!

Gaudini: oggi è uno spreco di spazio verde urbano
Proseguono i confronti istituzionali tra Comune di Napoli e Regione Campania, per l’apertura del parco di San Martino, un’area verde che migliorerebbe notevolmente la qualità di vita dei residenti. Il nuovo parco dovrebbe sorgere in un’area di 7000 mq, al di sotto delle mura di Castel Sant’Elmo, con accesso da via Annibale Caccavello, abbandonata da decenni, nonostante evidenti potenzialità paesaggistiche e ambientali. Marco Gaudini, presidente della Commissione Ambiente, spiega l’impegno suo e dei suoi colleghi in Regione, alla Municipalità e del Circolo dei Verdi del Vomero Arenella di via Sacchini, per la restituzione al quartiere della dismessa proprietà del Demanio Regionale, attigua Certosa di San Martino: “Ci siamo sempre occupati di questa annosa vicenda, fino a giungere alla recente raccolta di oltre cinquemila firme, consegnate all’assessore regionale al Patrimonio Marchiello”. L’Assessore Marchiello, al quale è stato anche consegnato un progetto, redatto da un Gruppo di studio coordinato dal Professor Mario Lo Sasso della Facoltà di Architettura, ha mostrato grande interesse. Per anni, in molti avevano vanamente compulsato la Regione affinché assumesse la gestione del bene per restituirlo alla città. Tuttavia, l’unico risultato finora era una saltuaria pulizia delle sterpaglie, allo scopo di tutelare i condomini di vicinato, dal rischio che ivi si annidassero insetti e altri animali. Si è trattato, però, di meri palliativi di questo spreco di spazi verdi urbani, che non hanno mai risolto in radice la problematica. Come mai questa risorsa così importante è ancora chiusa al pubblico? Secondo Gaudini “Il problema principale è la gestione dell’area, per questo la Regione finora non ha assunto l’iniziativa di renderlo fruibile ai cittadini. Il cronico deficit di budget e di organico (nell’attesa che si completino i concorsi per l’ampliamento del personale Regionale) hanno probabilmente indotto l‘Ente Regionale a veicolare le proprie limitate risorse sulle aree Verdi già aperte al pubblico”, (come ad esempio parte del Bosco di Capodimonte, al di là della Porta di Mezzo, che è di sua proprietà). “Spesso, nella decisione di lasciare tutto com’è, hanno inciso anche le difficoltà tecnico-normative, di dover incidere su beni demaniali sottoposti a vari vincoli, poiché all’interno dell’area, nel tempo, sono state realizzate alcune opere di dubbia legittimità urbanistica, per effetto di occupazioni abusive di terzi”. L’esigenza di assumere le determinazioni di legge su tali manufatti, ha rallentato la possibilità di fruire dell’area. “Se si riuscisse a realizzare questo progetto”, aggiunge Gaudini, “anche i manufatti all’interno dell’area verde potrebbero contribuire alla vita del parco, destinandoli ad associazioni del terzo settore, organizzando eventi in un palcoscenico naturale di indubbia bellezza, nonché creando piccoli punti di ristoro”, il tutto nell’ottica di un ulteriore sviluppo della collina di San Martino. Quanto alla manutenzione dell’area, e alla sua sorveglianza, Gaudini osserva “ritengo non auspicabile una convenzione tra Comune e Regione per la gestione dell’area, simile a quella per anni esistente alla Floridiana (di proprietà del Ministero dei Beni Culturali, che aveva affidato al Comune la manutenzione di percorsi pedonali e vegetazione orizzontale, oltre alla sorveglianza agli accessi da via Cimarosa e via Aniello Falcone, riservandosi la sola manutenzione della vegetazione verticale) non avendo il Comune sufficienti lavoratori”. A tal fine, piuttosto, “potrebbero essere impiegati i percettori del reddito di cittadinanza, che continuano a rimanere inoccupati, per mancanza di posti di lavoro”.
Marcello Ricciardi
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