“Il pane sospeso”
di Rita Sparano
Vi ricordate il caffè ‘sospeso’? Quella bellissima usanza napoletana di pagare un caffè allo sconosciuto che sarebbe passato per il bar, sprovvisto di denaro? Ebbene, dopo che questo piccolo tradizionale gesto di generosità verso il prossimo è andato perdendosi nei meandri del tempo, oggi qualcuno ci riprova a tener viva questa attenzione per l’altro, chiunque sia, ma non più offrendo tazzulell’ e cafè ad uno squattrinato, anonimo bisognoso di caffeina, bensì pagando un pezzo di pane a chi povero lo è sul serio. Tempi duri, sì, ma non per la carità: potrebbe essere questo il motto rappresentativo dell’iniziativa ‘Il pane sospeso’, promossa da Mimmo Filosa, presidente dell’Unipan, l’associazione panificatori della Campania. In seguito alla crisi economica, persino il settore del pane ha subito un grave calo, fino ad un 30% in meno di vendite da parte dei forni campani nel solo 2013. Questa iniziativa nasce perciò sia per incoraggiare la vendita del pane, alimento base delle nostre tavole, sia anche per incentivare l’altruismo di un popolo che ha sempre avuto fama di averne a quantità. Il valore monetario di un pezzo di pane, in fondo, è tanto insignificante quanto prezioso sarebbe il gesto di regalarne un po’ ad una famiglia in difficoltà, ad un senzatetto, ad un pensionato che non riesce ad arrivare a fine mese, situazioni diventate tristemente attuali alla luce dei problemi che la gente è costretta ad affrontare tutti i giorni, così come tutti i giorni c’è sulle tavole dei più fortunati l’immancabile pagnotta di pane cafone, per i napoletani più veraci. L’iniziativa, nata da poche settimane, continua a fare proseliti: già 20 i forni che vi hanno aderito con entusiasmo, e si è addirittura estesa anche in altre città italiane, quali Messina e Lecce. Contro la povertà e la vergogna che essa comporta, una piccolezza, un atto d’amore tutto napoletano.
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