Il Manierismo di Naccherino nella Napoli del Seicento
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
Esponente di spicco di quel manierismo che segnò le sorti del Barocco nella Napoli del Seicento, Michelangelo Naccherino ha meritato l’intestazione di una traversa di via Simone Martini. Uno spazio quantomai gradevole per la presenza di quel verde che da sempre riesce a dare una particolare connotazione anche alla strada più modesta. A Naccherino, toscano (è nato a Firenze nel 1550) sarebbe piaciuta.
Perché a Napoli ci ha vissuto fino alla morte, dall’età di ventitré anni, quando vi giunse dopo la formazione presso la bottega del Giambologna.
Profondamente religioso, la sua notorietà è legata soprattutto ai monumenti funebri, realizzati in varie chiese napoletane e dedicati a illustri esponenti della città.
A partire dalla chiesa del Gesù Nuovo dove c’è la statua di sant’Andrea, di ispirazione michelangiolesca. Una felice sintesi tra dolcezza e misticismo. È sempre in tema sacro, sull’altare maggiore della chiesa di San Carlo all’Arena troneggia il crocifisso in marmo, quasi distrutto da un incendio nel 1927 e oggi restaurato e oggetto di grandissima devozione.
Ma a Naccherino si devono anche alcune splendide fontane, presenti in varie zone della città.
Da quella di Santa Lucia – realizzata con Tommaso Montani-cosiddetta perché collocata
all’origine sul lungomare di Santa Lucia, e oggi nella Villa Comunale.
Non va trascurata la fontana del Gigante o dell’Immacolatella, eseguita in coppia con Pietro Bernini, e che oggi fa bella mostra di sè a pochi passi dal Castel dell’Ovo.
La fontana è un vero e proprio monumento. Ripartita in tre arcate a tutto sesto, è delimitata ai lati da due cariatidi, ed è nota anche per aver ispirato l’immagine simbolo di “Carosello”, una popolare sigla televisiva degli anni sessanta.
Un’altra celebre fontana del Naccherino è quella del Nettuno, in piazza Municipio dinanzi al
Palazzo San Giacomo. Ed è proprio la statua del Nettuno ad essere opera dell’artista fiorentino. La fontana è al centro di una delle leggende di Matilde Serao, la quale scriveva che le fontane della città di Napoli sono alimentate dalle lacrime dei cittadini. Le gocce che sgorgano sono le lacrime di Nettuno “innamorato di una bella statua cui non arrivò a dar vita”.
Il Naccherino, colpito da paralisi, che gli impedì a lungo di lavorare, mori’ a Napoli nel 1622.
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