Il designer Alberto Guarriello protagonista a Napoli
Si è conclusa il 25 maggio a Napoli, la riuscitissima kermesse partenopea NapoliModaDesign ideata e curata dall’architetto Maurizio Martiniello e realizzata con il patrocinio del Comune di Napoli, l’Assessorato alla Cultura, l’Unione Industriali, l’Ordine degli Architetti di Napoli e l’ADI.
La manifestazione, in cui il made in Italy è stato protagonista della qualità del prodotto, ha visto la partecipazione di professionisti impegnati nel campo del design, dell’arte e della moda, brand italiani come Poltrona Frau, B&B Italia, Maxalto, Viabizzuno, Molteni, Vitra, Ritmonio, Slamp, Cappellini ed eccellenze locali come Marinella, Mario Valentino, Rubinacci, Livio de Simone, Tramontano, Ferragamo, Harmont&Blaine, Eddy Monetti. Tra gli artisti partenopei che hanno esposto i propri lavori all’interno di showroom noti del luogo, abbiamo intervistato l’Architetto Alberto Guarriello, cofondatore dello studio “Dueminimo”, insignito di diversi premi nazionali e internazionali quale, tra gli altri, il Premio del Concorso internazionale di design – “Design Mediterraneo”, Barcellona, 2011, con un illustre passato di scenografo nonché stimato relatore negli ultimi convegni Assiterm, l’associazione italiana per la terminologia.
A lui abbiamo chiesto le sue impressioni generali sull’evento e di raccontarci un po’ di sé. “L’evento a mio avviso ha rappresentato un grande successo per la città di Napoli e per coloro che vi hanno aderito in modo attivo: il made in Italy, del resto, è un settore che tocca tutti. I visitatori, numerosi, hanno ben apprezzato il connubio moda&design. I miei lavori, le ultime creazioni e non solo, sono stati esposti il 23 maggio all’interno del Nabi Interior Design, in Via Chiatamone, che ha voluto dare risalto ad artisti di origine partenopea”.
Che cosa ama di più del suo lavoro?
“La mia soddisfazione più grande si realizza quando il risultato del mio lavoro, oltre a rispondere in modo adeguato alla funzione per cui è stato ideato, riesce a trasferire e far vivere quelle sensazioni pensate in fase progettuale”.
Ci descriva i suoi “moduli instabili”, chiamati “Cuneo”.
“Sono partito da un elemento la cui forma in assoluto lo rende instabile ma connesso ad altri elementi identici diventa stabile. Ciò che amo di questo oggetto è che si può partire da un elemento base ripetibile “n” volte scegliendo di realizzare una seduta o un tavolino infinito. I “moduli Cuneo”, possono essere laccati, in legno o alternati operando delle scelte cromatiche”.
A quali esigenze deve rispondere il Designer, oggi, nel terzo millennio?
“Il campo del design, Interior Design e Product Design è estremamente complesso. Oggi il design è globalizzato e deve rispondere a una domanda molto estesa del mercato industriale. Il fare progettuale si evolve relativamente alle nuove condizioni socio-economiche”.
Ci spieghi il progetto che ha chiamato “superfetazione”.
E’ un oggetto che mostra con chiarezza i vari processi lavorativi che ha subìto il materiale utilizzato per la sua realizzazione; le tracce lasciate dagli utensili sono diventati gli elementi caratteristici delle superfici che lo delimitano. La superfetazione è “tutto ciò che viene aggiunto” senza regole o progettualità, volumi e superfici di cui l’oggetto vorrebbe liberarsi per ritornare alla purezza della sua forma originaria.
Pone attenzione alla qualità dei materiali?
“Il designer deve tener conto dell’evoluzione che riflette il cambiamento socioeconomico del pianeta e parteciparne attivamente. Durante la fase progettuale indago sempre sull’origine del materiale che sto per utilizzare. L’idea di sostenibilità come paradigma culturale è alla base di tutto e rispettare la natura come fonte di integrità dovrebbe essere una scelta etica ed ambientale”.
Un progetto architettonico, perché funzioni, è legato al contesto?
“È in primo luogo il contesto a determinare se un progetto architettonico funziona per quel determinato posto e in quella determinata situazione. Per avere successo, il concetto di un progetto architettonico deve basarsi su una serie di osservazioni relative al suo contesto”.
In qualità di architetto/designer, la sua missione consiste nel trovare una bella soluzione alle richieste del cliente?
“Il ruolo dell’architetto è principalmente quello di accompagnare il committente nelle sue scelte. Spesso un cliente ha delle idee ma non ha un ordine ben preciso. Parto da un’attività preliminare, a cui seguono diversi incontri, in cui cerco di carpire le necessità espresse ma anche quelle nascoste che il cliente stesso non aveva valutato. Un’esigenza spesso espressa è quella di un progetto a “budget ridotto” ma non la definirei un vincolo in senso negativo. Se si riesce a realizzare un buon prodotto nonostante alcune limitazioni, le soddisfazioni sono duplicate. Budget ridotto non significa attività progettuale ridotta e quindi che il progettista lavora di meno. La ricerca del materiale adeguato potrebbe risultare più impegnativa così come anche la fase creativa”.
Come nasce il nome del suo sito “dueminimo”?
“Due è il numero minimo di persone necessario affinchè si instaurino delle relazioni, ci sia un confronto che è alla base della nascita e di una corretta evoluzione di un progetto. “Dueminimo” è un progetto ideato da me e dall’Architetto Paola Geirola che ha come scopo quello di creare e realizzare oggetti e sistemi di design frutto di una stretta collaborazione ed interazione con maestri artigiani altamente specializzati”.
Quali sono i suoi ultimi lavori?
“Mi occupo da sempre della progettazione e ristrutturazione di abitazioni e di locali commerciali. A Napoli per esempio abbiamo curato l’allestimento dei negozi Deliberti uomo e donna, Olympus, Orma, Etienne, D’Aria, Nida uomo, dello showroom Uptown distributore in Campania, dei più importanti brand di abbigliamento….”
Ci spiega il concetto dell’autoproduzione?
“Con l’autoproduzione il designer si immerge in un’esperienza totalizzante facendosi carico di tutte le problematiche riguardanti l’elaborazione di un’idea valida e la sua realizzazione fino alla commercializzazione. La libertà di esprimere il proprio punto di vista, la propria lettura della realtà, il desiderio di condizionare, risolvere, emozionare il nostro vivere quotidiano. Un’esperienza fatta di relazioni e interazioni che si instaurano tra il designer e coloro che si occuperanno della realizzazione. Quello che si crea è un flusso continuo di nozioni e saperi che si trasferiscono, si accorpano, si scontrano, si intrecciano continuamente tra le figure che contribuiscono al risultato finale”.
ANTONELLA GUARINO
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