Il confine tra privacy ed esibizionismo
di Manuela Morra sessuologa e psicoterapeuta
Sono solita soffermarmi a riflettere su ciò che accade sui social. Notavo il numero infinito di like per immagini o video di episodi privati e fotografie personali, a discapito di pochi cenni di adesione ed ammirazione per spunti, proposti da chi della cultura ne fa il suo fedele compagno di viaggio. Ho ripensato a denunce esposte per violazione della privacy che, fanno a cazzotti con i social che ci raccontano questioni intime e preziose della vita di molti di noi.
Sembra che la nostra sfera personale sia barattata in cambio di un seguito di follower, o per nutrire un narcisismo sempre più avido di notorietà.
Penso al significato della parola intimità e mi chiedo se i giovani abbiano la fortuna di proteggere ciò che di più caro posseggono… Spero ci siano adulti di riferimento che a casa, a scuola, in parrocchia, dedicano una fetta di tempo affinchè si colga il senso di questa sfera così preziosa. Perché vedete, cari lettori, l’intimità è un baule di frammenti unici che appartengono a noi ed unicamente a noi. Frammenti che raccontano vissuti di fragilità ed emozioni che solo pochi, pochissimi dovrebbero conoscere.
Bello quando si trascorreva un po’ di tempo a scrivere su un diario ciò che si stava vivendo e provando. A quei tempi, il rischio maggiore erano i membri della famiglia, un fratello, una sorella, o probabilmente un genitore timoroso di perdere il controllo sui propri figli.
Oggi invece? Una vetrina che espone ciò che fa di noi, potenziali vittime di ‘un grande fratello’ che osserva ed entra, trovando la porta perennemente aperta. Penserete che sto condannando ciò che la modernità ci dona. Non è così. è indiscusso il beneficio di oltrepassare confini, in tempi record, per sapere e conoscere eventi o episodi che, in altri tempi, sarebbero giunti a noi molto più faticosamente. Sono favorevole nel raccontare esperienze utili per apprendere da chi ne sa più di noi.
La mia riflessione riguarda tutt’altro. Mi riferisco al fatto che, prima di pubblicizzare ciò che di pubblico ha ben poco, dovremmo fermarci a pensare a quale porta della nostra vita sta spalancando. Perché poi, poter tornare indietro, non è così semplice. Social a parte, dovremmo recuperare la ricchezza di ritrovarci davanti ad un diario, custode di ciò che fa di noi, esseri unici: la nostra fragile e ricca umanità.
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