IL COMMERCIO RIPARTE, MA CHIEDE AIUTO
DELLA CORTE: “I CONTAGI NON AUMENTANO CON LE RIAPERTURE DEI NEGOZI”
Dopo le proteste in piazza è il momento di rimboccarsi le maniche, leccarsi le ferite e provare a ripartire. Difficile. Tutto il mondo del commercio è stato colpito in modo veemente dalla pandemia e dai blocchi imposti dal governo. L’attesa per provvedimenti di ristoro è stata spesso vana o insufficiente. Intere filiere economiche sono in ginocchio. Ancora negli occhi resta l’immagine dei piatti rovesciati per strada dai ristoratori, i flashmob della Fipe (Pubblici Esercizi), le proteste dei tassisti, dei titolari di palestre o partita Iva, degli studenti, del mondo del turismo e chi più ne ha più ne metta.
La zona rossa ha colpito anche i mercatali. L’8 aprile in protesta tutti quelli del mercatino di Antignano, di fronte all’Assessore Galiero, in difficoltà, ma solidale verso una condizione che non ammette più rinvii. Così è arrivato maggio. L’abbandono della zona rossa da parte della Campania, un sospiro di sollievo. Ma cosa si può fare? Quali attività produttive riusciranno a ripartire prima e meglio? Il decreto per le riaperture, che sarà in vigore fino al 31 luglio, ha previsto che si può tornare ad andare a cena fuori. “Fuori” nel vero senso della parola perché si potrà andare nei ristoranti a patto che abbiano tavoli all’aperto.
“Sono segnali positivi, ma l’atmosfera non è serena – ci racconta Carla della Corte, presidente della Confcommercio Napoli –, aleggia sempre il pericolo, amplificato anche dai media, di una nuova chiusura, di altre ondate e questo non permette di avere l’ottimismo necessario”. In riferimento al decreto prosegue: “È una assurdità far ripartire la ristorazione solo all’aperto, si creano disuguaglianze incredibili, visto che oltre il 60% dei pubblici esercizi non ha spazi esterni. Piuttosto si dovrebbe far capire che, se si rispettano tutte le norme, non c’è pericolo e, così, tutti potrebbero lavorare”.
La salute resta al primo posto, ma la paura è che una nuova crisi economica possa essere irrimediabile e creare altrettanti danni. Riapre in zona gialla anche l’intrattenimento con teatri e cinema, ma restano perplessità sui criteri adottati. “Non c’è nessuna guerra tra chi è rimasto aperto e chi no, ma alcune scelte dovevano essere spiegate – aggiunge il numero uno della Confcommercio provinciale –. Perché, ad esempio, un negozio di videogiochi poteva essere aperto ed una gioielleria no? Si è visto che l’aumento dei contagi non è dipeso dalla riapertura dei negozi al dettaglio ma, forse, più dalle scuole o dai tribunali”. Si torna anche a fare sport, ma “a rate”.
Prima sport di squadra all’aperto, poi le piscine con gli spogliatoi interdetti e, a giugno, si torna in palestra. Uno snodo fondamentale sarà la riapertura, anche nei fine settimana, dei negozi nei centri commerciali. “Bisogna frenare l’esasperazione delle attività commerciali e imparare a convivere con il virus, confidando nella campagna vaccinale e nei comportamenti, rispettosi delle regole, da parte dei cittadini. Il pericolo di infiltrazioni malavitose è dietro l’angolo e, in alcuni casi, è già in azione. L’obiettivo e far ripartire tutto senza il ulteriori stop”. Perdite di fatturato che superano l’80%, affitti, utenze, tasse, i costi fissi hanno costretto gli imprenditori, anche per proteggere i dipendenti, ad attingere alle risorse private, che però si assottigliano sempre di più.
Tra i provvedimenti legati alle riaperture grandi polemiche ha sollevato l’orario di coprifuoco fissato alle ore 22, invece delle auspicate 23. “È vero che i più giovani spesso sono stati indisciplinati, ma è anche vero che contribuiscono in maniera determinante al girare dell’economia. Un orario così ridotto, soprattutto con l’estate alle porte, è un nuovo colpo assestato a chi già è boccheggiante”. Ci sono in effetti interessi contrastanti e trovare un punto di equilibrio sembra sempre più difficoltoso. L’entusiasmo per la ripartenza si mescola con paure e angosce. L’anno scorso d’estate la pandemia sembrava messa alle spalle, ma poi è tornata. Non bisogna commettere gli stessi errori. “Dov’è il Comune? Gli assessori ascoltano, ma sembrano inermi – conclude Carla della Corte -. Le istituzioni devono ascoltare l’economia agonizzante del territorio. Dobbiamo programmare il futuro con fiducia e il supporto istituzionale è indispensabile”.
Giuseppe Porcelli
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