Il bilancio sul Welfare di Roberta Gaeta
Ho cominciato un corso di formazione nel 1998, progetto della Comunità Europea per le donne, e da questa esperienza è nata la Cooperativa E.T.I.C.A., con sede al Vomero, che si occupa di bambini, adolescenti, donne in difficoltà e famiglie.
Quando abbiamo cercato una sede per la comunità di accoglienza per ragazze adolescenti a rischio al Vomero, ci fu detto: “ma perché mettere adolescenti disagiati in un quartiere come il Vomero?”. Poi invece il quartiere si è dimostrato una grande opportunità per le ragazze. E sono state proprio loro a spingermi ad accettare il nuovo ruolo di Assessore al Welfare, convinte che potessi fare ancora di più in questa posizione.
Il lavoro con gli adolescenti mi ha insegnato a vivere la frustrazione di non riuscire a cambiare le cose, per cui, arrivata qui, senza esperienza politica o di partito, mi chiesi cosa potessi fare. Il Sindaco mi disse che avevo già le competenze che lui riteneva importanti per quel ruolo, e da lì ha scoperto altre qualità di me che non conoscevo, in primis la tenacia.
Bilancio dell’esperienza.
All’inizio mi sentivo inesperta dal punto di vista amministrativo e politico, ed ho pensato subito di iniziare questa esperienza con lo stesso spirito e gli stessi valori dei 15 anni come operatrice sociale. Ho dovuto conoscere la macchina amministrativa e affrontare lo stallo di 6 mesi senza l’assessorato. Abbiamo costruito col tempo una squadra efficace e coesa, che mi ha consentito di non dover mai fare compromessi e di non cambiare me stessa.
Abbiamo rivoltato come un calzino diversi servizi, con l’obiettivo di metterli a sistema e di creare una vera rete sul territorio comunale. Abbiamo affrontato i debiti del comune col terzo settore per consentire allo stesso di poter fare programmazione e non gestione dell’emergenza.
Molto spesso prima non esistevano convenzioni ne sistemi di monitoraggio.
Oggi abbiamo un sistema informatico che ci consente di sapere, per ogni minore accolto, dove sia e che percorso sta facendo.
La sorpresa, oggi, è aver scoperto che si può fare questo lavoro senza fare compromessi, e soprattutto si possono mantenere valori e impegno della precedente esperienza come operatore del sociale.
Una cosa di cui va orgogliosa e una che rimpiange.
Sono orgogliosa di aver messo a sistema tanti servizi ed aver messo in campo e in rete una serie di procedure operative, mettendo assieme pubblico e privato sociale, in modo che gli utenti dei servizi siano conosciuti e partecipi, non siano mai numeri ma persone. Rendere le istituzioni funzionali ai veri bisogni delle persone è per me la vera rivoluzione.
Dispiace di aver raggiunto col tempo un livello sempre maggiore di consapevolezza dei problemi e di come affrontarli ma che siamo giunti alla fine del mandato.
Qual è il ruolo delle Municipalità nel welfare?
A Napoli il ruolo è limitato perché il decentramento va ancora completato e le risorse a loro disposizione sono poche. È anche vero che le Municipalità dovrebbero partecipare di più alla programmazione, ma senza risorse non sono interessate.
A Napoli il livello di occupazione delle donne è ancora basso, poco superiore al 25%. Quali sono cause ed effetti?
Ci sono cause culturali, per cui molte donne preferiscono occuparsi della famiglia sacrificando il proprio futuro lavorativo. È anche vero che il livello di servizi per l’infanzia non è ancora sufficiente, e a volte le donne sono costrette a scegliere tra i figli e il lavoro.
Questo si riverbera sulla ricchezza di tutti, perché in tutto il mondo laddove le donne lavorano meno il tasso di povertà è più alto. Dobbiamo creare un sistema di welfare che crei reali pari opportunità.
Il tessuto associativo al Vomero è vivace o meno?
Non particolarmente. È molto frammentato, e le difficoltà sono vissute come qualcosa di cui vergognarsi, per cui è difficile far uscire pubblicamente il disagio sociale, che pure invece esiste anche al Vomero, anche se in altre parti della città si pensa che qui non sia così.
Cosa bisognerebbe fare nei prossimi 5 anni per il welfare?
Consolidare il sistema sui cui abbiamo lavorato e consolidarlo, ascoltando sempre di più il territorio.
Mi piacerebbe che siano censite tutte le strutture presenti, anche private, e creare una carta dei servizi della città, non solo del Comune o dell’ASL o del terzo settore, che consenta al cittadino di sapere e scegliere dove rivolgersi, per qualsiasi servizio, il più vicino possibile a dove vive.
Un grande lavoro di sistema e di processo, che oggi so che si può fare e come si potrebbe fare.
DI Marco Ehlardo
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