I tristi saluti di due campioni
Si chiude il sipario. Nasce un nuovo Napoli. Ma i saluti sono di quelli importanti, di giocatori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Napoli. Il primo a salutare, in maniera un po’ brusca e burrascosa, è stato Allan. Leader brasiliano, combattente, sempre l’ultimo a mollare e trascinatore della squadra. Peccato per un finale da comparsa. Peccato non aver potuto salutare il vero Allan. Peccato per quell’offerta del PSG andata a vuoto che ne ha minato le sicurezze e peccato per quello scontro feroce con la società che lo ha portato ai margini del progetto Napoli. Uno dei più forti centrocampisti della storia azzurra. L’immagine delle sue lacrime dopo la disfatta di Firenze e il sogno svanito dello scudetto, la sua esultanza smodata al gol di Koulibaly per il successo in casa della Juventus. Il suo mordere le caviglie a tutti, tanto da far esclamare a Fabio Caressa che Mbappè se lo sarebbe sognato la notte, dopo un match di Champions League con il PSG. Resteranno indimenticabili. Un grande campione che va alla corte di Carlo Ancelotti all’Everton per un finale di carriera ancora tutto da scrivere in terra inglese, dopo aver vestito oltre 200 volte la maglia del Napoli realizzando 9 reti.
Ciao anche a Josè Callejon. Stavolta la standing ovation è unanime. Giunto a Napoli dal Real Madrid come pupillo di Mourinho, ora arrivato alla conclusione della sua avventura azzurra. Un contratto scaduto, la fine di un rapporto lavorativo che non segna la fine di un amore verso un professionista esemplare. Mancherà il suo taglio sul secondo palo per chiudere azioni organizzate a memoria prima con Benitez e poi con Sarri. Azioni concluse con gol e assist, spesso in partite decisive.
Sette anni di corsa, impegno, una fascia intera (la destra) che potrebbe portare il suo nome per quante volte è stata percorsa. La sua capigliatura discutibile, il suo scatto felino, sia in attacco che in difesa, i suoi 82 gol in tutte le competizioni ci mancheranno. Un campione che porterà con sè due Coppe Italia e una Supercoppa italiana. Il palmarès poteva essere più ricco, ma vincere a Napoli vale di più!
G.P.
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