I romanzi di Lorenzo Marone: racconti di un vomerese
“Il mio nuovo progetto sarà una fictional novel”
Nato a San Martino, ha sempre vissuto nel quartiere Vomero-Arenella raccontando nei suoi romanzi la realtà di una Napoli borghese, descrivendone il volto e le sfumature senza eccessi. Lorenzo Marone è stato per dieci anni avvocato prima di intraprendere la carriera di scrittore. Ci racconta i suoi esordi.
“Inizialmente, come tutti, scrivevo per me stesso, non si può decidere a tavolino di fare lo scrittore’. Quando scelsi di smettere di fare l’avvocato ripresi a scrivere come da ragazzo.”
Così comincia la sua storia. Inizia a partecipare a concorsi di racconti inediti per farsi valutare dai più esperti e pubblica un suo lavoro per la prima volta con le case editrici Nord e Pironti.
“È stato a quel punto che ho pensato ‘voglio cercare di arrivare a più lettori possibili’ e compresi che la strada per arrivare a un grande editore era quella di trovare un agente letterario.”
Era il 2013, il periodo in cui aveva concluso la stesura di La tentazione di essere felici. Lorenzo trascorre quasi l’intero anno per arrivare a farsi leggere da quella che, ancora oggi, è la sua agente.
“Mi chiamò dicendomi che si era innamorata del libro e voleva rappresentarmi. Quando firmai con lei capii che la scrittura sarebbe diventata qualcosa di più rispetto a quello che era prima per me. Quel libro mi ha cambiato la vita, ha un significato molto forte ed è arrivato subito a molte persone, poi al cinema.”
Abitando da sempre nel quartiere non ha potuto fare a meno di ambientare i suoi romanzi nella realtà che lo ha circondato sin da bambino.
“Napoli è una città che ti plasma, quasi ti costringe a parlare di lei. La mia volontà era quella di scrivere del Vomero e di una Napoli ‘normale’. Avevo l’esigenza di contrapporre questo al racconto della solita Napoli stereotipata. Non volevo raccontare né il bene né il male, ma le vie di mezzo.
Penso questo sia anche ciò che affascinò Gianni Amelio, il regista del film La Tenerezza, tratto dal mio libro.”
Quindi quanto c’è di autobiografico nei tuoi romanzi?
“In ogni romanzo c’è sempre un po’ del mio vissuto. D’altronde è quello che fanno un po’ tutti: nascondersi dietro la fantasia per raccontare il proprio sguardo e i propri aneddoti.”
Dopo l’uscita del tuo ultimo romanzo, “Tutto sarà perfetto”, quali sono i tuoi progetti futuri?
“In questo momento mi sto allontanando un po’ da Napoli, penso sia un percorso normale. Forse ho detto tutto quello che avevo da dire ambientato in città, sia nei miei romanzi che nella mia rubrica in la Repubblica. Ho voglia di uscire da quello che è stato fino ad oggi il mio habitat, e di affacciarmi altrove”.
Lorenzo ci confessa così il cambiamento che a poco a poco sta subendo il suo modo di raccontare. Ci rivela il suo prossimo progetto, qualcosa di inedito che si allontana dal Vomero e da Napoli. Questa volta non si tratta di un romanzo, bensì di una fictional novel, una narrativa romanzata in cui si espone in prima linea molto più del solito.“Parlo di fobie e di ipocondria che sono in realtà solo un pretesto per una riflessione di più ampio respiro sulla vita. Una sorta di monologo in cui tratto di tematiche comuni. Non è il racconto della mia vita, ma la condivisione di un qualcosa che secondo me, riguarda argomenti in cui si possono identificare tutti.”
Sarà un 2020 colmo di novità, a febbraio uscirà il suo nuovo libro, a marzo/aprile il film del suo secondo romanzo La tristezza del sonno leggero con la regia di Marco Mario de Notaris e il produttore Luciano Stella e, per fine anno, il nuovo romanzo.
“Quando fai dei cambiamenti non sai mai cosa può succedere, i lettori possono aspettarsi qualcosa da me e potrei spiazzarli, ma in questo momento sento di dover ampliare un po’ lo sguardo”.
Laura d’Avossa
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