I (PICCOLI) PASSI IN AVANTI DELLA CHIESA: “Sì alla cremazione, ma è meglio la sepoltura”
La Chiesa dice sì alla cremazione. Anzi, no: è sempre meglio la sepoltura. Ha fatto molto discutere, nelle ultime settimane, l’istruzione emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede che, con il “placet” del Papa, ha chiarito una volta per tutte che la cremazione di un defunto “non è vietata dalla Chiesa” se non è fatta per una scelta di contrarietà alla fede e a patto che avvenga “dopo la celebrazione delle esequie”, precisando, però, subito dopo che in ogni caso “la Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti”. Un passo avanti e due indietro. Ma alla fine, non è l’anima che conta? Secondo la Chiesa sì. Ed infatti, l’istruzione prosegue chiarendo che “laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa – si legge nel documento vaticano- non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi”. Ed inoltre, “per evitare ogni tipo di voco panteista, naturalista o nichilista” il Vaticano vieta “la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo” e ribadisce che in ogni caso “le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nei cimiteri” e “la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita”. Siamo punto e daccapo: cremati o no, sempre al camposanto bisogna andare. Ma se da un
lato la Chiesa “apre” alla cremazione, dall’altro lato non si aggiorna su altri temi altrettanto importanti. Come, per esempio, l’impossibilità di avere una famiglia e dei figli per i preti. Ma non è stato proprio Dio, secondo le Sacre Scritture, a dire all’uomo “vai e riproduciti” ? Perché proprio il prete, l’uomo che vive in sé il più profondo
amore verso Dio, deve disobbedire a questo ordine? Non sarebbe meglio sia per loro che per gli altri (vedi i tantissimi casi di abusi sessuali consumati nelle chiese) che anche i preti finalmente possano avere una moglie e dei figli? Perché tanta ostinazione nel riconoscere che l’amore ci può essere anche tra persone dello stesso sesso? Perché la Chiesa fa dei piccoli passettini in avanti, come la mezza apertura registrata sulla cremazione, e non compie dei significativi passi in avanti su altri temi che riguardano i preti ed il business che gira intorno alle chiese? Misteri della fede.
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.