I LAZZARI
Schiere di studiosi si sono prodotti in interpretazioni di varia natura, la cui etimologia è stata ampiamente discussa. Il termine “Lazzaro”, Galiani, Capecelatro, Benedetto Croce, ne hanno reso non sempre una conducibile, obiettiva decodificazione. “Giovane volgare, personaggio biblico, “Lazzaro”, piagato cencioso innanzi al ricco epulone.”(F. D’Ascoli). “Plebeo, poveraccio scostumato, da qui “lazzarone”, uomo rozzo e maleducato”. (S.Zazzera). Essi si distinguevano dalle vesti caratteristiche e per il segreto linguaggio che, come i camorristi, – altro retaggio di spagnolesca contaminazione- avevano una propria gerarchia malavitosa e cruenti rituali di affiliazione. I lebbrosi avevano eletto loro protettore San Lazzaro, quando alcuni propendono per la derivazione spagnola “Laceria”, miseria, o “làzaro”- lebbroso, discussa sin dal X secolo. Facenti parte della infima classe sociale, in quartieri malfamati del Mercato e del Lavinaio, si resero protagonisti di accadimenti storici nel corso dei secoli. Masaniello ne fu l’emblematco capo di essi con la sua rivoluzione del 1647, come il carismatico Luigi Brandi, uno dei capi dei lazzari durante la Rivoluzione Partenopea de l799 che si distinsero per ferocia in esecrabili, indiscriminate violenze, adattandosi, come la storia insegna, al protettore di turno.
Mimmo Piscopo
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