I 220 anni della Repubblica Napoletana
Commemorazione al Castel Sant’Elmo
Il 14 e il 16 novembre 2019, nello splendido scenario degli ambulacri di Castel Sant’Elmo e nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale, su testi e regia di Ersilia Di Palo, è stata commemorata la Repubblica Napoletana, di cui quest’anno ricorrono i 220 anni. Lo scopo di Ersilia Di Palo, in occasione di tale ricorrenza e in linea con i principi statuari dell’associazione di cui fa parte, Eip Italia Scuola Strumento di pace, è quello di risvegliare nei giovani d’oggi quei valori e diritti universali che tanto animarono i patrioti della rivoluzione napoletana del 1799. Valori che sembrano sopiti, lasciando spazio all’inerzia morale, all’indifferenza e alla superficialità. Il testo, incentrato principalmente sulla vita di Eleonora Pimentel Fonseca, ripercorre i processi della Giunta di Stato contro i repubblicani, per soffermarsi poi sulle vicende in carcere della stessa Eleonora prima di essere condotta al patibolo. Eleonora in carcere prosegue la sua missione repubblicana. Consapevole della sua fine, continua la sua opera di persuasione, cercando di guidare quelle carcerate ignoranti alla consapevolezza dei loro diritti così atrocemente calpestati dalla monarchia assolutistica. Imbattibile nel pensiero e nel suo essere grande oratrice, Eleonora riesce a commuovere e a convincere tutte le carcerate, che al suo grido tutte le rispondono “VIVA LA LIBERTA”. Le carcerate piangono, il genio di Eleonora ha conquistato i loro cuori che vedono nella sua morte una grande ingiustizia. Mentre Eleonora viene condotta al patibolo una carcerata straziata dal dolore urla disperatamente: “Hanna pavà sta morte ingiusta, hanno chiagnere e striscià eternamente into ‘o fuoco dell’inferno”. A quelle grida, Eleonora si ferma e commossa lancia il suo ultimo messaggio di conforto e di amore, ma carico di idee repubblicane e lo dice in napoletano per farsi meglio comprendere: “Nun chiagnite pe’me. Io muoio libera e per questo me ne vaco felice. Io muoio ma non perdo, pecchè, pure se per poco, aggio spezzate ‘e catene ‘e chesta tirrannia, ca prigioniere ve tene ancora tutti quanti. Io muoio pe chillu munno nuovo, ca uguali a tutti quanti v’addà fa. Io moro ‘npace e covo mpietto na speranza nova e nu dimane finalmente ‘e luce e na Napoli cagnata, senza gnuranza, senza miseria e senza cchiù ingiustizie”. Le carcerate si abbracciano, affrante e una di loro per darsi conforto dice: “Sulo chi ha saputo vulè bene o veramente, comme a donna Lionora, campa eternamente ‘ncoppa ‘a chesta terra.”Il messaggio della carcerata sembra una profezia. Oggi, a distanza di 220 anni, la figura di Eleonora è più viva e attuale che mai. Il suo sogno repubblicano è sopravvissuto e anche il suo appello alla giustizia e alla libertà resteranno per sempre un monito di speranza e luce per un mondo migliore.
Ciro De Biase
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