HO VISTO MARADONA
Il ricordo di Diego Armando Maradona del direttore di VM, Giuseppe Porcelli
Chi, come me, ha avuto la fortuna di vedere Maradona dal vivo, a 10 anni, quando tutto girava intorno al calcio, oggi non riesce a parlare, ha perso il fiato. Si è ritirato a pensare, a ricordare. Una sequenza di immagini: da quelle che ricordano tutti a quella che è solo un tuo ricordo perché legato alla sensazione che ha suscitato individualmente, in quel momento. Il suo ingresso lungo la scalinata degli spogliatoi per la presentazione al San Paolo. La presentazione a Napoli. La presentazione al suo popolo adottivo. La gioia e il dolore legati ai suoi successi e alle sue sconfitte, anche lontano da Napoli. Quella Coppa del Mondo sollevata con la gioia di chi aveva coronato il suo sogno da bambino. Lo sdegno all’olimpico per i fischi degli spettatori all’inno argentino nella finale dei mondiali del 1990. La squalifica per doping nel 1994, ma che doping! Era una dipendenza, non certo un escamotage per giocare meglio. Perché meglio era impossibile giocare per lui e per tutti. Ieri, oggi e domani. Ma voglio ricordare le immagini gioiose, festose di un condottiero che ha rivoltato l’Italia, che ha fatto vincere e sognare chi credeva di non poter vivere quei successi, che ha segnato il riscatto di un popolo. Un popolo di innamorati che ancora oggi si domanda: è possibile che il più grande calciatore della storia del calcio abbia giocato proprio nella squadra della mia città quando avrebbe potuto giocare in qualsiasi altra squadra? Sì, è possibile, è il sogno realizzato, coronato dai successi. Da quel primo entusiasmante scudetto, alla consacrazione europea a Stoccarda, e al secondo scudetto nel 1990. Poi la sua vita privata, un’altra vita. L’immagine da ricordare è quella di un eroe dei nostri tempi.
Che ha saputo conquistare i propri tifosi, i propri compagni, ma anche il rispetto degli avversari. Tutto il mondo è rimasto fermo ad osservare quella “mano de dios” che lo ha reso celebre. Ma soprattutto il mondo è rimasto immobilizzato ad ammirare quella ineguagliabile galoppata che sancì il successo dell’Argentina sull’Inghilterra nei mondiali del 1986, che lo ha consacrato, ha messo tutti ai suoi piedi, lo ha reso immortale. Perché c’è solo un Maradona! Perché i miti non muoiono diventano “solo” leggenda.
Giuseppe Porcelli
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