GIUSEPPE ANTONELLO LEONE
LA RICERCA NELL’ARTE IL SUO SCOPO DI VITA
Nel mio percorso nel mondo dell’arte del Novecento e come corrispondente di questa rivista mi capita spesso – specialmente dai giovani – di sentirmi chiedere chi può essere definito un artista completo e quali sono i valori che ne determinano la grandezza. La mia risposta è immediata.
L’artista deve avere una spiccata personalità (cosa rara nell’arte), sia quando si esprime nel figurativo che quando realizza opere dove si fondono pittura e scultura.
Importante è poi come l’artista riesce a filtrare sia l’arte antica che quella delle ultime istanze grazie al fatto di possedere un grande spessore culturale. La ricerca deve, inoltre, avere la capacità di essere recepita sia da giovani artisti alle prime armi che da esperti conoscitori dell’arte.
Tutte queste caratteristiche appartengono a Giuseppe Antonello Leone.
Chi ha compreso molto bene, e sicuramente meglio di me, la grandezza di Giuseppe Antonello Leone, contribuendo alla sua riscoperta, è stato lo storico dell’arte e saggista Philippe Daverio, scomparso nel 2020, che dopo aver curato due mostre importanti su Leone, una nel 2005 a Potenza e l’altra nel 2006 al Castel dell’Ovo a Napoli, gli ha dedicato un libro, edito nel 2010, definendolo “l’artista più interessante del ventesimo secolo”. È doveroso riportare come Daverio descrive il lavoro artistico di Leone «La pittura è sempre stata per lui la fabbrica delle invenzioni, quelle narrative e quelle formali, le medesime che lo portavano in parallelo ad applicarsi alle altre “cose” inanimate. Giuseppe Antonello Leone è un animatore degli oggetti che la nostra società dei consumi abbandona. ….. Leone rianima gli oggetti buttati dalla nostra società ….».
Giuseppe Antonello Leone, napoletano di adozione, nasce a Pratola Serra (Avellino) il 6 luglio 1917 e muore nel 2016, quasi centenario, a Napoli, nella sua abitazione in via Generale Parisi, a Monte di Dio, non lontana dal suo atelier.
È uno dei pochi artisti ad aver fatto l’esperienza di bottega nel laboratorio di famiglia dove il nonno Giuseppe, avendo un’impresa di apparati per le feste pubbliche e private, adopera molti attrezzi e materiali diversi e dove il padre, Nicola, lavora come ebanista e ceramista. Qui Giuseppe, bambino, gioca con trucioli e avanzi di cartapesta ed impara a riconoscere i materiali e a maneggiarli.
A dieci anni già mostra una particolare attitudine al disegno e viene quindi mandato alla Scuola di Arti e Mestieri di Avellino. Nel 1936 prende il diploma di Maestro d’arte della ceramica presso l’Istituto Statale d’Arte di Napoli. Si iscrive subito dopo all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, sotto la guida di maestri geniali quali Pietro Gaudenzi, Mino Maccari ed Emilio Notte e si diploma in pittura nel 1940. Nello stesso anno espone alla XXII Biennale di Venezia con un affresco “Le nuove città” che ha grande successo. All’Accademia, frequentando i corsi, conosce Maria Padula di Montemurro (Potenza 1915-Napoli 1987), notevole pittrice e scrittrice che diventa sua inseparabile compagna di impegno civile e di vita (dal matrimonio nascono quattro figli: Silvio pittore; Bruno, famoso maestro dell’arte delle Guarattelle che, ancora oggi, porta Napoli e Pulcinella nel mondo; Rosa Maria, artista e Nicola, urbanista).
Uomo di grande cultura e umanità, professore, direttore di Istituti Statali d’Arte, scultore e pittore, ha una profonda conoscenza delle materie e delle tecniche. Non pone limiti all’uso dei materiali; li combina insieme nei modi più liberi; utilizza plastica, pietre, legno, carta, polistirolo; è autore di affreschi, mosaici, vetrate, graffiti, bronzi, maioliche e sculture.
Come dice molto bene il giornalista e scrittore Piero Antonio Toma «nelle opere di pittura di Leone traspare l’esperienza futurista e informale».
Giuseppe Antonello Leone ha lasciato anche opere sacre di grande suggestione sul piano mistico in importanti chiese: ricordiamo, tra le altre, le formelle in bronzo della via Crucis nella Chiesa di San Pietro in Camerellis a Salerno e il ciclo di mosaici nella Chiesa Madre di Sessa Aurunca.
Camilla Mazzella
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