Genio artistico e centro culturale. L’atelier di Rosario, Luigi ed Elio Mazzella
Una famiglia geniale, quella dei Mazzella. Rosario, Luigi ed Elio, tre fratelli napoletani, figli d’arte, ci aprono le porte del loro atelier nel cuore del Vomero, nella splendida cornice della settecentesca Villa Haas in piazza Fuga. L’atèlier, situato nei locali delle antiche cantine dell’Arcivescovo Luigi Ruffo di Scilla, ha visto attivi numerosi artisti, fra i quali Carlo Levi, l’autore di “Cristo si è fermato ad Eboli”
Fortunino Matania, esponente di spicco di quel ceppo di artisti che fu la famiglia Matania, Ennio Tomai, il cui nome, oltre che come scultore, è legato alla scenografia delle prime esperienze cinematografiche a Napoli, presso gli studi della Lombardo Film allora attiva a via Cimarosa. L’atelier prima di essere fucina d’arte, prima dello sculture Ennio Tomai e poi dei fratelli Mazzella, è stato in passato un punto d’incontro per artisti, intellettuali e scrittori, operativi sul territorio o semplicemente per ospiti della città. Molti sono i critici che hanno parlato dell’ opera dei Mazzella come Dino Buzzati, Elsa Morante, Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Umberto Mastroianni, Raffaello Causa, per non citare il mondo del teatro e quello della musica. Le loro opere si possono ammirare in molte chiese della città, come la chiesa San Vincenzo Pallotti al corso Europa, la chiesa del Sacro Cuore al corso Vittorio Emanuele e la parrocchia Nostra Signora di Fatima in via Piave.
La cordialità dei fratelli Mazzella non è da meno al genio artistico che contraddistingue la propria opera ed entrare nell’atelier dei Mazzella non è solo un privilegio ma un’esperienza unica, ma andiamo a scoprire il loro lavoro e le loro diverse personalità artistiche.
Rosario Mazzella: è sostanzialmente pittore le cui opere sono costruite con articolati piani cromatici e segnici delineanti zone caratterizzate da rilievi cromatici o da sovrapposizioni a collage o scritte, citazioni, slogan. La sua materia è dunque viva e molto complessa sotto il profilo semantico. Nella sua opera le tecniche tradizionali si accostano quindi ad insolite ibridazioni. L’artista ha un continuo bisogno di raccontare e tradurre visivamente ciò che vede e sente senza soluzione di continuità e spesso lo fa su tele di iuta ampie e ruvide, libere dal telaio, che lui tiene sciolte mentre dipinge. Predilige le tematiche storiche e legate al mito di Napoli.
Luigi Mazzella: allievo del Tomai, conserva del suo maestro i ferri per cesello, per sbalzo e le formule chimiche per l’arte delle patine di cui è l’artista più esperto a Napoli. Guardando le sue sculture si coglie la volontà delle forme di uscire dalla materia, sembra che il blocco dei volumi abbia un moto interno fino a generare forme che si sfrangiano, si ripiegano in curve molteplici, si dividono, si spingono verso l’infinito. Luigi Mazzella è stato attratto da tutti i tipi di metalli, dal bronzo al ferro, dall’argento al piombo, ma ha lavorato anche la pietra, il marmo, il legno. Con la sua fertile creatività, Luigi Mazzella realizza anche preziosi gioielli con uno stile variegatissimo.
Elio Mazzella: le sue opere sono prevalentemente in cemento e in bronzo, caratterizzate da una particolare attenzione ai segni di una superficie trattata con regolarità di tratti incisi, ma contraddistinta anche da discontinuità e da interruzioni della linea e della forma. Elio Mazzella vuole indagare la società contemporanea e lo fa attraverso il cemento, il grande incubo del mondo moderno, da cui riesce a trarre bellezza.
Per quanto sia la propria diversità, la propria autonomia artistica, i tre fratelli Mazzella sembrano però raccontare le proprie opere attraverso un discorso complesso ed unitario. Per ammirare il loro lavoro mercoledì 6 marzo alle ore 16,30 nella sala Carlo V del Maschio Angioino si terrà il vernissage della mostra personale dei fratelli Mazzella.
L’esposizione resta aperta fino a martedì 2 aprile.
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