I funerali di Ciro Esposito a Scampia. Noi c’eravamo. E pure tanti ragazzi vomeresi
Editoriale di Alessandro Migliaccio
Ciro Esposito, a volte, lavorava anche dodici ore al giorno nell’autolavaggio di famiglia, per potersi comprare i biglietti per le partite del Napoli. Era un ragazzo perbene, che utilizzava l’automobile della mamma perché ancora non poteva permettersene una tutta sua ma che, intanto, sognava di sposare presto la sua fidanzata. Un ragazzo semplice, in cui si identificano molti giovani coetanei napoletani. Molti dei quali hanno voluto essere presenti ai suoi funerali nella piazza più grande di Scampia, ribattezzata “piazza Ciro Esposito”. Una cerimonia che ha visto la partecipazione di oltre ventimila persone accorse da tutta Napoli, tra cui moltissimi tifosi e ragazzi partiti dal Vomero, per dare l’ultimo saluto a Ciro Esposito, deceduto perché ferito con un colpo di pistola negli scontri preceduti all’inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina del 3 maggio a Roma.Un lungo applauso ed il coro “Ciro, Ciro” accompagnano il feretro del ragazzo dalla camera ardente alla piazza. La bara viene ricoperta dalle sciarpe di molte squadre di calcio e portata a spalla da parenti e tifosi fuori dall’Auditorium di Scampia e poi in macchina, preceduta da una gigantografia di Ciro. I gonfaloni del Comune di Napoli e della Regione Campania listati a lutto vengono portati sul palchetto preparato per le istituzioni, dove prima delle 16, orario di inizio dei funerali, arrivano il sindaco Luigi de Magistris, il presidente dell’ottava Municipalità, l’avvocato vomerese Angelo Pisani, il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ed una rappresentanza delle giovanili del Calcio Napoli in piedi di lato allo spazio per il feretro. Tra i presenti anche il calciatore Lorenzo Insigne, giacca e occhiali scuri, seduto insieme con la sua fidanzata tra le poltroncine riservate ai parenti più stretti, Edoardo Bennato e Nino D’Angelo. Di fronte c’è la platea composta da più di ventimila tifosi, soprattutto ultrà venuti da tante città italiane con sciarpe e magliette che distinguono la fede calcistica di ciascuno. Sono tutti insieme i supporters di Ancona, Fiorentina, Lazio, Taranto, Catania, Palermo, Genoa, Milan ed altre squadre ancora. Tutti uniti, per una volta. Sulla gradinata spunta anche Gennaro De Tommaso, detto Genny a’ carogna, divenuto famoso nei minuti lunghissimi che hanno preceduto l’inizio della finale di Coppa Italia del 3 maggio a Roma. Secondo le testimonianze, fu tra i primi a soccorrere Ciro. Non vuole parlare con i giornalisti, che intanto, così come i fotografi, vengono allontanati in modo brusco dagli ultrà del Napoli che intanto mostrano un lunghissimo striscione realizzato dai tifosi azzurri di Curva A e Curva B per salutare Ciro, “eroe civile morto in un mondo vile”. Alle 16, dopo ripetuti appelli della madre di Ciro Esposito, ai tifosi ad avere rispetto di suo figlio allontanandosi un po’ dal feretro, la cerimonia con rito evangelico può iniziare. Davanti al carro, scortato dalla Polizia Municipale, palloncini e striscioni. In prima fila i familiari, distrutti dal dolore, ma sorretti dall’affetto di tanta gente comune. “Ragazzi non siate animati da sentimenti di odio e di vendetta, momenti così non accadano in alcun posto di Italia” , dice a gran voce il pastore all’inizio del rito funebre. “Non deve accadere mai più che la vita di un giovane venga stroncata brutalmente – prosegue – . Mi rivolgo a tutte le tifoserie d’Italia: allo stadio portate sciarpe, bandiere, fischietti e trombe e non coltelli, spranghe e pistole. Che Dio vi benedica”. Durante i funerali una persona avverte un malore per il caldo e viene subito soccorsa, poi la fidanzata di Ciro prende il microfono per lanciare un messaggio: “Ciro è stato ucciso da chi non ha Dio nel cuore, basta con la violenza altrimenti Ciro verrà ucciso due volte”. Intanto, la mamma del 29enne, Antonella Leardi, scoppia in lacrime e lancia ancora una volta un messaggio di pace: “Basta violenza”. Poi tocca al presidente dell’ottava Municipalità, Angelo Pisani, che chiede giustizia per Ciro, così come fa anche il sindaco Luigi De Magistris: “Diciamo no all’odio ma anche sì alla giustizia: devono pagare tutti, anche chi non ha garantito l’ordine pubblico”. Parole, queste, che raccolgono un lungo applauso da parte delle migliaia di persone presenti in piazza. Sul palco allestito nella piazza di Scampia salgono anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò e il presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis. “Quella sera del 3 maggio Ciro era già morto – afferma De Laurentiis – perché era morto il calcio e lui lo rappresentava venendo a Roma, difendendo un pullman pieno di bambini e di famiglie”. Proprio loro, le famiglie del Napoli Club di Milano attaccate dal gruppo di teppisti capeggiato da Daniele De Santis, che secondo gli inquirenti avrebbe sparato a Ciro, giungono a portare il loro saluto al ragazzo di Scampia, definito da tutti “un eroe”, proprio perché intervenuto insieme con altri tifosi partenopei per difendere donne e bambini. A chiudere la cerimonia è Nino D’Angelo che intona la sua nota canzone “Quel ragazzo della curva B”, seguito da molti dei presenti. Moltissime le persone in lacrime. Il corteo funebre, poi, si dirige verso l’autolavaggio della famiglia Esposito dove Ciro, a volte, lavorava anche dodici ore al giorno per potersi comprare i biglietti della partita del Napoli.
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