FRANCO GIROSI, PITTORE COLTO
I vomeresi amano via Luca Giordano, non soltanto perché porta il nome del grandissimo pittore napoletano del Seicento, ma anche perché altri tre grandi artisti hanno vissuto e lavorato a villa Casciaro, la famosa villa liberty che si affaccia su via Luca Giordano, all’incrocio con via Solimena. Il primo è stato Giuseppe Casciaro, un geniale pastellista, il secondo è stato Guido, figlio di Giuseppe, anch’egli noto pittore e poi Franco Girosi, che ha lasciato nel mondo dell’arte una traccia profonda. È stato infatti non solo affermato pittore ma anche stimatissimo insegnante di decorazione all’Istituto d’arte Filippo Palizzi di Napoli dal 1941 al 1967 e poi giornalista (ha collaborato a diverse riviste) e scrittore (ha pubblicato i volumetti “Michele Cammarano” e “La Repubblica di Portici”). Franco Girosi nasce a Napoli il 4 ottobre 1896 e vi muore nel 1987. Cresce in una famiglia di pittori: il nonno Giovanni e il padre Alfredo dipingevano quadri di soggetto religioso di grandi dimensioni. Da ragazzo Franco collabora con il padre che diventa il suo primo maestro. Dopo la maturità classica conseguita nel 1915, nonostante la sua inclinazione per la pittura, per accontentare il padre entra in Marina. Il mare gli infonde la passione per le tonalità, caratteristica inconfondibile della sua pittura. In questo periodo non smette di dipingere e, abbandonata la carriera militare, studia a Napoli con Giuseppe Casciaro il paesaggio e con Paolo Vetri la figura.
Nel 1923, ritenendo l’ambiente artistico napoletano un po’ troppo provinciale, si trasferisce a Roma. Gli anni romani sono anni di contatti, di conoscenze, di incontri con altri artisti raffinati quali Fausto Pirandello, Marino Marini e Arturo Martini. Nel 1927 fa ritorno a Napoli e dipinge il mare e le rocce dell’isola di Capri, realizza nature morte con caratteristiche che richiamano la pittura napoletana del Seicento ed esegue anche opere di decorazione. Utilizza tutte le tecniche: olio, acquerello, pastelli; realizza disegni a inchiostro e a sanguigna, litografie e acqueforti. A partire dagli anni Trenta sviluppa i soggetti -che hanno un sapore metafisico- del paesaggio, delle nature morte e delle figure monumentali utilizzando impasti materici densi di olio e tempere.
Dopo il 1962 inizia una nuova fase della sua pittura: nelle sue opere inserisce sempre una componente classica, derivata dalla sua profonda conoscenza dell’antico e da un solido patrimonio culturale. Così nei suoi paesaggi compaiono reperti archeologici che spiccano tra gli scogli giganteschi e dettagli di fantasia che rendono l’opera misteriosa e poetica. Molti i riconoscimenti per la sua pittura e numerose le partecipazioni a tutte le più importanti collettive nazionali e straniere, a varie edizioni della Biennale di Venezia e a diverse Quadriennali romane. Mostre personali si sono tenute nelle principali città italiane ed estere. Tra i numerosi critici che hanno studiato la sua originale personalità Piero Girace dice: “La pittura di Girosi ha una colorazione castigata, spesso sorda, della magrezza dell’affresco. Ma il giuoco dei piani e dei volumi è così notevole da conferire anche ad una natura morta un tono monumentale”.
di Camilla Mazzella storico dell’arte
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