Francesco Tesei in “The Game”
Il mentalista Francesco Tesei presenta il suo nuovo spettacolo al teatro Augusteo il prossimo 8 febbraio.
Vomero Magazine lo ha incontrato per avere delle anticipazioni sul suo nuovo show, “the Game”.
Il grande pubblico l’ha conosciuta grazie ad un programma andato in onda su Sky, il mentalista, come definirebbe un mentalista?
“Quando dissi ai miei genitori che volevo fare il mentalista, mi guardarono straniti, perché non sapevano cosa volesse dire fare il mentalista. In realtà, il mentalista ė un mix tra un illusionista, psicologo, specialista in tecniche della comunicazione e un pizzico di intuito. Il mentalismo è una forma d’arte, che attraverso l’illusione ci fa capire alcuni aspetti della personalità o della percezione di vita delle persone”.
Adesso arriva a Napoli, al teatro Augusteo con “the Game”.
Ci spieghi, di che tipo di spettacolo si tratta?
“Nello spettacolo, esploro il tema della fortuna, interagisco con il pubblico, invitando gli spettatori ad indovinare i numeri che ho giocato alla lotteria. L’idea di uno spettacolo incentrato sul tema della fortuna è nato dal mio stesso pubblico, che alla fine dei miei spettacoli mi diceva in tono più o meno scherzoso “se tu sei un mentalista, perché non ci dai i numeri vincenti della lotteria?”
Visto che a Napoli, siamo soliti giocare al lotto, va a finire che, se siamo veramente fortunati, il giorno dopo possiamo vincere un bel terno?
“A beh, io me lo auguro, di sicuro so che, anche per l’argomento trattato, i numeri della lotteria, il pubblico parteciperà attivamente durante le due ore di spettacolo”.
Esiste la fortuna?
“Io sono appassionato, da mentalista, dal controllo. Mi piace avere sempre il controllo della situazione, quindi nello spettacolo si scopre quali sono gli incantesimi della mente che provocano la fortuna”.
La fortuna, quindi, dipende da noi?
“Io penso di si in massima parte, anche se poi, riguardando la mia vita, da quando decisi di fare il mentalista ad oggi, che ho fatto un programma tv su SkyUno, scritto libri, oltre a portare in giro per l’Italia due miei spettacoli teatrali, forse, devo ammettere che, anche in minima parte, c’è un aspetto incontrollabile”.
Cosa la colpisce nelle persone, e che la induce a scegliere uno spettatore, piuttosto che un altro durante lo spettacolo?
“In realtà la mia scelta è casuale, anche perché molti degli spettatori in sala sono scettici. Per questo, voglio che i criteri risultino essere oggettivamente casuali. Siamo tutti diversi ed unici, ma in fondo siamo tutti molto simili ed è su queste somiglianze che io riesco ad capire le dinamiche di pensiero e comportamento del mio interlocutore”.
Cosa si aspetta dal pubblico napoletano?
“Molta partecipazione e coinvolgimento, visto anche il tema trattato”.
di Stefania Bertucci
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