Francesco Saverio Altamura fra pittura e politica
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
Nel quartiere Arenella, da Case Puntellate a San Giacomo dei Capri, si inserisce un lungo rettilineo dedicato a Francesco Saverio Altamura, pittore foggiano di nascita (è del 1822), ma napoletano d’adozione.
Infatti appena diciottenne, si trasferisce a Napoli per studiare medicina e qui vive fino alla scomparsa, avvenuta nel 1897.
L’amore per la pittura lo spinge a interrompere gli studi di medicina e ad iscriversi alla Scuola serale dell’Accademia delle Belle Arti dove conosce Domenico Morelli di cui diventa grande amico.
A questi anni va ricondotta la fase purista, cui seguirà quella storico-romantica con evidenti influssi morelliani. Successivamente le strade dei due artisti si separano. Su un fronte Morelli con una totale immersione nel colore; sull’altro Altamura che ravvisa la forza del dipinto nel soggetto. Il romanticismo di Altamura è quello di uno spirito tormentato e passionale, come dimostrano le sue tumultuose storie d’amore e la sua vita avventurosa. Parteciperà ai moti rivoluzionari del 1848, verrà condannato a morte e costretto all’ esilio forzato a Firenze dove resterà affascinato dal verismo dei Macchiaioli, anche se non abbandonerà i suoi amati soggetti storici.
Rientrato a Napoli nel 1860 Altamura alloggia a Villa Gay, sulla collina del Vomero. Sue opere si trovano non solo nella Pinacoteca Nazionale di Capodimonte e nel Museo di San Martino a Napoli, ma nelle gallerie di Arte Moderna di Roma, di Firenze e di Torino.
L’opera forse più rappresentativa dell’Altamura resta, tuttavia, quella più discussa. E precisamente “Il trionfo di Mario sui Cimbri”, che ad alcuni parve addirittura non riuscita. Ma tutti i personaggi della scena sono resi con tale forza ed espressività da rendere appieno l’anima e il vitalismo dei Romani.
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