Francesco Paolo Michetti fra Dalbono, D’Annunzio e la fotografia
Forse la strada più corta del Vomero è quella dedicata a Francesco Paolo Michetti, un audace, un artista, anarchico per formazione e carattere.
Un giovane di Tocco da Casauria in terra d’Abruzzo che cede al fascino e alla passione per la pittura, sino a trasferirsi a Napoli. Con tutte le incognite del vivere in una città, senza mezzi economici. E a Napoli inizia a frequentare da un lato la scuola di Nudo all’Accademia e dall’altro lo studio di Eduardo Dalbono. A dispetto dello scarto di età, i due si intendono pienamente al punto di eseguire spesso, insieme, scene di paesaggio. Immagini che Michetti non abbandonerà mai. Nei suoi ritorni al paese natio, in quell’Abruzzo pastorale, dipinge una serie di quadri e tavolette che non manca, alla prima occasione, di sottoporre all’amicizia e all’occhio esperto di Dalbono, tavolette fresche e felici ispirate alle scene di giovani pastorelle, rese con grande vivacità cromatica. Fra i suoi temi più frequenti, vanno registrate le opere ispirate al mondo animale, tematica già cara al suo conterraneo, Filippo Palizzi.
Ma le tele di Michetti hanno un’impostazione più moderna e certamente meno legata alla pittura precedente.
Il Salone di Parigi nel 1875 e’ il suo banco di prova. Ma già nel 1877 a soli 26 anni, raggiunge fama internazionale con la presentazione a Napoli del capolavoro “ Il Corpus Domini”. Nella sua ricerca artistica con gli anni avviene una metamorfosi, passa dalla figurazione tenera e idilliaca ad una visione drammatica.
Ne è prova “Il Voto”, celebre quadro conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma. A trentanni, Michetti conosce D’Annunzio, e il contatto tra i due artisti darà luogo ben presto ad un’amicizia, si pensi che D’Annunzio scriverà tre testi nello studio- convento di Michetti a Francavilla a mare. Si aggiunga che una gigantesca tela di Michetti, dal titolo “Figlia di Iorio”, offrirà lo spunto per l’omonima tragedia pastorale del poeta. La tela raffigura una donna che avanza, senza curarsi dei commenti del gruppo di uomini, raffigurati in secondo piano. L’opera ha un taglio che fa da spia all’interesse crescente del pittore per la fotografia, allora ancora ai suoi primi passi. Ne è prova la frequente incursione della pittura nella fotografia e viceversa.
CAMILLA MAZZELLA
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