FILIPPO CIFARIELLO
La toponomastica vomerese non poteva ignorare un genio della levatura di Filippo Cifariello che ha caratterizzato, nel bene e nel male, un periodo della storia napoletana, ricordandolo così, in una via dove è situata la chiesa della Piccola Pompei. Filippo Cifariello, nato pugliese il 3 luglio 1864, ha vissuto sempre a Napoli e può essere considerato vomerese a pieno titolo avendo egli operato proficuamente nella sua casa laboratorio al Torrione San Martino in via Solimena 10, nell’edificio la cui impronta classica, inconfondibile per la traccia che il grande scultore impresse alla dimora, con elementi di arte classica e greca, dove i resti della sua ampia officina, ospitano una autorimessa. La sua vicenda umana rappresentò in maniera piuttosto cruenta il carattere fortemente sanguigno che esprimeva con determinazione, coinvolto nel tumulto artistico e storico dell’epoca, avversato ma pure omaggiato. In età piuttosto matura si unì ad una francese, Maria Brow, discutibile soubrette, quando i sospetti di infedeltà si tramutarono in tragedia, nel 1905. Egli la sorprese in censurabile compagnia in una villa a Posillipo, dove la uccise, ma grazie a prestigiosi interventi di autorevoli giuristi del tempo, fu assolto con formula piena. Nel 1914 sposò la giovane ventiduenne Emilia Fabbri, e il destino avverso, ancora una volta si accanì sul Maestro. Ella morì bruciata in un incendio domestico. Cifariello, allievo di Achille D’Orsi, apprezzato da Vincenzo Gemito, creò opere scultoree di notevole spessore monumentale sparse in Italia e nel mondo. Vanno ricordate tra tante, il busto di Enrico Caruso, statue di Umberto I°, di Giovanni Bovio, di Padre Ludovico da Casoria. A Vienna immortalò personaggi della corte imperiale, meritando onorificenze e titoli accademici, attirando, nel contempo, velenosi strali da mediocri, invidiosi operatori, quand’egli meritò il diritto di rinnovatore per la sua portentosa manualità verista nell’immobilismo accademico di allora. Le amare vicende che lo travolsero ed il turbamento di un grave malanno lo condussero al suicidio il 5 aprile 1936. Nel 1966, il figlio Antonio Cifariello, affermato ed apprezzato attore, perì in un incidente aereo, mentre, novello e promettente regista, operava in riprese cinematografiche, concludendo così, in maniera tragica, numerose vicende di una sfortunata famiglia di artisti.
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