Fai l’Erasmus? Trovi lavoro
Disoccupazione dimezzata
per chi ha studiato all’estero.
In Erasmus si parte per apprendere le lingue, imparare ad adattarsi, maturare un’esperienza di vita. Gli studenti Erasmus sono i più occupati a lungo periodo, hanno maggiori capacità di risoluzione di problemi , sono più curiosi, hanno sviluppato maggiori capacità di adattamento rispetto a giovani che non hanno mai fatto un’esperienza di formazione all’estero. Queste alcune delle considerazioni di uno studio della Commissione Europea sull’impatto dell’Erasmus ai fini lavorativi: i giovani in movimento hanno un tasso di disoccupazione nettamente inferiore alla media. «Il messaggio è chiaro: chi studia o si forma all’estero migliora le proprie prospettive lavorative»
La maggior parte dei datori di lavoro , ricerca, nei futuri dipendenti, proprio queste competenze trasversali che il programma di studio all’estero è in grado di potenziare. Mentre chi è a capo delle risorse umane ritiene importante l’esperienza internazionale ai fini delle assunzioni e in genere attribuisce maggiori responsabilità professionali ai laureati con esperienza internazionale velocizzando quindi i normali tempi di avanzamento di carriera.
Dovrebbero pensarci bene a Bruxelles, prima di tagliare i fondi destinati a ricerca e sviluppo e di rimetterne ogni volta in discussione i finanziamenti.
Forse è uno dei progetti più riusciti in grado di costruire davvero un’unione fatta di valori ed esperienze lavorando sul concetto di cittadinanza continentale. Partendo dai giovani: oltre tre milioni ne hanno beneficiato in questi 27 anni. Solo nell’anno accademico 2012/2013 sono stati 270mila con Spagna, Germania e Francia quali mete predilette. L’Italia è al quinto posto con quasi 20mila studenti ospitati e al quarto quanto a partecipanti: 25.805.
Oltre che al senso di appartenenza europea l’Erasmus fa bene anche all’occupazione: chi ha trascorso qualche mese all’estero se la cava meglio di altri nel mercato del lavoro. Secondo uno studio appena presentato dalla Commissione europea – il più ampio del genere con 80mila partecipanti fra studenti e imprese, l’incidenza della disoccupazione di lunga durata per gli ex studenti Erasmus è dimezzata rispetto a chi non ha studiato né si è formato in un altro Paese. Non basta: a cinque anni dalla laurea il tasso di disoccupazione è più basso del 23% rispetto ai coetanei. “In un contesto europeo segnato da livelli inaccettabili di disoccupazione giovanile i risultati dello studio d’impatto su Erasmus sono estremamente significativi cultura, multilinguismo e gioventù – il messaggio è chiaro: chi studia o si forma all’estero migliora le proprie prospettive lavorative. Il nuovo programma Erasmus+ offrirà sovvenzioni Ue a 4 milioni di persone tra il 2014 e il 2020, dando loro la possibilità di sperimentare la vita in un altro paese mediante studi, formazione, insegnamento o volontariato”. Stando all’indagine della Commissione, la maggioranza dei datori di lavoro ricerca nei candidati ,che finiscono di solito per arricchire il bagaglio culturale del partecipante medio al programma: tolleranza, fiducia in sé stessi, abilità nella risoluzione dei problemi, curiosità e consapevolezza di pregi e difetti oltre alla risolutezza. La prova è costituita da una serie di test realizzati prima e dopo il periodo trascorso all’estero: chi ha partecipato ha manifestato valori più elevati in questi tratti fin dalla scelta di prenderne parte, dunque prima del decollo. Al rientro la differenza rispetto agli altri studenti è aumentata in media del 42%. Insomma, l’Erasmus fa bene alla personalità e quindi alla sicurezza con cui ci si presenta in un quadro lavorativo sempre più deteriorato.
Oltre allo studio, gli studenti possono anche svolgere un tirocinio fuori dal proprio Paese. Risultato? A più di un tirocinante su tre è stato offerto un posto nell’azienda in cui ha svolto lo stage. E spesso gli ex stagisti hanno preso coraggio e si sono messi in proprio, con maggiore propensione rispetto a chi è rimasto a casa: uno su dieci ha infatti avviato una propria avventura imprenditoriale e più di tre su quattro prevedono di farlo. Perfino la carriera corre di più: il 64% dei capi affida a chi ha avuto un’esperienza internazionale maggiori responsabilità. E quindi più elevate possibilità di scalata. Oltre la professione, Erasmus ha dato forse il più incisivo contributo nel trasformare almeno un paio di generazioni nelle prime a potersi davvero sentire “cittadini d’Europa”:
Nonostante i rischi di tagli al bilancio, i prossimi sette anni dovrebbero tuttavia essere al sicuro: l’obiettivo del nuovo Erasmus è appunto coinvolgere quattro milioni di persone, fra cui due milioni di studenti e 300mila docenti di licei e istituti allargandosi oltre i confini d’Europa, toccando 135mila scambi con partner extracomunitari. Tutto grazie a un budget da 15 miliardi di euro. L’obiettivo è raggiungere il 20% di mobilità studentesca entro la fine del decennio. Ora siamo intorno al 15%. Allora ragazzi cosa aspettate andate sui siti delle Vs. Università ed iscrivetevi al progetto Erasmus , la cosa bella è che possono partecipare tutti , chiaramente con requisiti di “ buon studente “ non bisogna essere ricchi per potervi aderire ….non siate negativi …pensate positivo….la vita è un arcobaleno.
MARIAGRAZIA VITELLI – COMMERCIALISTA
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