Fabio Maresca: Dal Vomero agli stadi di serie A
Forte personalità e tanto lavoro per il primo arbitro ad usare la Var
Napoli, dopo 50 anni, ha di nuovo un arbitro nella massima serie calcistica. Fabio Maresca, classe 1981, nato e cresciuto al Vomero, dove tuttora vive, è stato promosso in serie A nel luglio 2016. Maresca ha anche un altro primato: è stato il primo arbitro a fare ricorso al Var (Video Assistenza Arbitrale) nell’anticipo della prima giornata del campionato in corso nella partita Juventus – Cagliari.
Fabio Maresca vuole raccontarci quando ha deciso di intraprendere la carriera di arbitro?
Amo molto il calcio. Ho giocato sin da piccolo, poi un giorno, a 15 anni, mio zio Peppe mi chiese di arbitrare un’amichevole giovanile. Fu una bella esperienza. Mio zio mi disse che ero tagliato per questo ruolo, così ho cominciato ed ora sono qui.
Un percorso lungo, iniziato nel 1997, l’esordio in serie A nel 2014, poi soddisfazioni e qualche delusione
Gioie e delusioni si susseguono sempre, però, aver raggiunto questo livello è stata una grande soddisfazione per me, per la mia famiglia, per la mia città e per la sezione degli arbitri di Napoli. Mentre, più che delusione, ho vissuto lo scorso maggio un grande dispiacere quando è venuto a mancare prematuramente Stefano Farina, un grande arbitro ed un dirigente eccezionale che aveva ancora tanto da dare, al quale ero personalmente molto legato. Sono l’unico arbitro che lui ha portato dalla serie D alla serie A.
Da alcuni anni è anche relatore del corso per arbitri, quali sono gli elementi indispensabili per raggiungere importanti risultati in questa professione?
Conoscenza del regolamento e preparazione atletica sono due mattoncini da cui partire per fare questa professione. Oggi, più di quando ho iniziato, è indispensabile avere un’ottima preparazione atletica perché il gioco è sempre più veloce.
Come e dove si allena?
Mi alleno tutti i giorni tra corsa” e palestra. Fino a quando ho potuto mi sono allenato allo stadio Collana. Quando, però, ha chiuso mi sono dovuto allenare prima allo Stadio San Paolo poi allo Stadio Militare “Albricci” che ha una pista di atletica nuova oltre alla palestra e alla piscina. Sono stato autorizzato, con il mio gruppo, composto da assistenti ed arbitri nazionali della mia Sezione, ad allenarmi nello stadio dell’Esercito cui sono molto grato, insieme al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di cui faccio parte. Inoltre frequento da sempre la storica palestra New Champion in zona Arenella grazie al mio preparatore atletico Corrado Agrillo e ai suoi soci.
Come si svolge la fase pre-partita, ha dei riti?
Il giorno prima della gara ci incontriamo con tutto il team arbitrale in hotel per la cena, poi il mattino dopo, prima di partire per lo stadio, c’è una riunione tecnica, un briefing durante il quale l’arbitro stabilisce come gestire le situazioni in campo, sia dal punto di vista delle comunicazioni via auricolare sia della ripartizione dei compiti che devono essere chiari e definiti per tutti i componenti della squadra. Per farlo si mostrano anche filmati, al fine di esaminare le tattiche delle due squadre che si affronteranno e definire gli “schemi arbitrali” da seguire. Giunti allo stadio ci sono una serie di attività di routine come il massaggio pre-gara, la vestizione, il controllo dei documenti, il riscaldamento, che servono per concentrarsi e, solitamente, io sono molto abitudinario, ma non scaramantico pur essendo napoletano.
Che tipo di rapporto ha con i calciatori?
è un rapporto che va curato e migliorato sempre nel rispetto dei ruoli. Il nostro ruolo impone un distacco, però, alla fine si vive la stessa esperienza da angolazioni diverse e quindi si condividono anche delle emozioni. Io provo rispetto ed ammirazione per i calciatori, perché amo il calcio e loro sono i protagonisti del gioco. Spero di essere stimato e rispettato dai calciatori anche se non è sempre facile nella “nostra” posizione. Con il tempo ci si conosce meglio e di conseguenza ci si capisce di più.
Quanto è legato al quartiere dove è nato?
Moltissimo. La “Santarella” (Via Luigia Sanfelice n.d.r.) ed il Petraio sono i luoghi della mia vita. Una zona di Napoli che amo, riservata e silenziosa pur essendo vicinissima al centro del Vomero. Dal luogo in cui abito ho la possibilità di guardare sempre il mare e il panorama della mia città. Sono molto legato ai rumori ed ai colori che posso apprezzare da casa mia: il verde di San Martino, i suoni che provengono dal porto, persino il rumore della vicina funicolare. I giardini di San Martino sono, invece, il mio rifugio.
Maresca è definito un arbitro severo e un po’ presuntuoso, lei come si definirebbe?
Avere una forte personalità ed una grande sicurezza in sé stessi sono caratteristiche imprescindibili per un arbitro, ma spesso possono essere erroneamente interpretate come presunzione ed arroganza. Avere “spigoli” soprattutto all’inizio ti serve per dimostrare che non sei permeabile o influenzabile, poi con il tempo riesci a farti capire anche con un semplice sguardo. Credo, in ogni caso, che per essere un buon arbitro sia necessario rimanere sempre umili e sapersi mettere costantemente in discussione, infatti, quando rivedo le immagini delle mie partite sono il primo spietato critico di me stesso.
Claudia Prezioso
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