E dopo le feste tutti a dieta
Le feste natalizie, si sa, sono una tentazione forte, fortissima, direi irresistibile per la maggior parte delle persone. E puntualmente, una volta passato il periodo vacanziero, alla ripresa del normale tran tran quotidiano, gran parte delle persone inizia a pensare alla dieta, complice il fatto che, di lì a qualche mese, inizierà il periodo di sole, di mare e, quindi, di costume.
Ma fermiamoci un attimo a pensare e a farci alcune domande:
perché le persone evitano una sana alimentazione?
Perché, di tutte le persone che iniziano (faticosamente) una dieta, poche di esse la portano a termine con buoni risultati?
Perché la maggior parte di questi gloriosi combattenti, che riescono a tagliare il traguardo prefissato del calo di peso, si ritrova a rimettere su in brevissimo tempo il peso che aveva perso?
Perché, alla fine, prevale il senso di disperazione e la consapevolezza che la sfida tra l’individuo e quel petto di pollo scondito nel piatto sarà vinta dal pollo?
C’è una evidenza che nessuno può contestare: se le diete funzionassero davvero, non ci sarebbero più casi di sovrappeso e obesità.
Eppure, tutti giù a correre dal nutrizionista, dal dietologo, per avere una prescrizione di cosa poter mangiare e cosa no. Continuano imperterriti ad appendere la dieta sullo sportello del frigorifero, ad indicarci le cose che già sappiamo: cibi più sani, porzioni più contenute, movimento fisico.
Ora, senza nulla togliere ai tanti professionisti, indispensabili per acquisire un nuovo modello di alimentazione, per scoprire le proprie malsane abitudini in tema di cibo o per assicurarsi di non avere magari patologie in corso per le quali l’intervento specialistico è fondamentale, c’è da dire che il problema non è e non sarà la dieta, perché nella stragrande maggioranza dei casi si tralascia completamente l’aspetto psicologico. È un indicatore che predice la buona riuscita o meno del progetto di un dimagrimento duraturo, stabile. Il senso di sazietà viene dal cervello, cervello significa mente e mente significa psicologia.
Davvero si riduce tutto ad una questione di proteine, carboidrati, grassi, etc?
Come ho scritto prima, se fosse davvero così nessuno avrebbe più bisogno di diete, ci sarebbe l’elenco perfetto dei cibi perfetti, con le quantità perfette per ciascun individuo.
La realtà invece si discosta notevolmente da questa utopia.
E le diete non funzionano perché cibo e peso sembrano essere il sintomo, non il problema.
L’ambiente sociale, poi, ci mette il suo, secondo il quale “grasso è cattivo”, “i grassi mangiano troppo”, “magro è bello”, “mangiare richiede controllo”. E da qui nascono le restrizioni, che solitamente falliscono.
La buona riuscita deve considerare soprattutto che il cibo è soprattutto cura e amore per sé stessi e per gli altri, non solo un nutrimento; deve considerare che non bisogna per forza andare in palestra ma evitare la sedentarietà con i piccoli gesti quotidiani; deve, tra l’altro, considerare che ogni percorso deve essere personalizzato e mirato a potenziare le abilità di ciascun individuo e rispettarne i limiti e, soprattutto, va valutata la percezione del proprio corpo e di ciò che non piace.
Luca Pizzonia – Psicologo Psicoterapeuta
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