Disturbi alimentari a Napoli: dove e come curarsi
di Annamaria Ciardi docente presso il Liceo G. Mazzini
Dagli anni 80’ – 90’ in poi, a causa dell’incremento del benessere e dell’opulenza alimentare, nei paesi industrializzati si è registrato un’impennata dei disturbi alimentari e nemmeno l’Italia fa eccezione. Sono oltre tre milioni le persone che in Italia convivono con i disturbi alimentari (D.C.A.), fra questi 2,3 milioni sono adolescenti. Una sorta di epidemia sociale, che riguarda fasce di popolazione sempre più estese.
Nella nostra città le patologie alimentari (anoressia, bulimia, obesità, binge eating, night eating, vigoressia), in base ai dati forniti dal Centro sui Disturbi del comportamento alimentare della A.S.L. di Soccavo, fanno registrare 50.000 nuovi casi l’anno, con sintomi evidenti già dagli otto anni.
Cosa bisogna fare per guarire?
Fondamentale è l’opera di prevenzione con progetti scolastici che partono dalla scuola primaria e che arrivano fino alla scuola secondaria di 2° grado, con un’opera sinergica tra operatori della A.S.L., docenti e genitori.
Quale è la soluzione migliore per gli adolescenti napoletani?
Il ricovero in un centro D.C.A. di lunga degenza (minimo 5 mesi). Mi riferisco a realtà come quella del centro D.C.A. di Chiaromonte (Basilicata) annesso all’ospedale oppure a “Palazzo Francisci” a Todi. In questi centri tutti i pazienti hanno camere a due letti, con parati vivaci e bagni in camera, vengono seguiti ogni giorno da un team composto da psicologi, psichiatri, nutrizionisti. Imparano il senso della comunità partecipano ad attività collettive, espressive e ricreative, si avvalgono della Pet Terapy e, guidati da uno psicologo, possono confrontarsi, a gruppi, sulle cause del loro malessere. Inoltre questi centri mettono a disposizione anche gruppi di aiuto-aiuto per i genitori.
Sfortunatamente strutture del genere a Napoli non ne esistono e siamo ancora lontani dal vederle realizzate.
Nella nostra città abbiamo i centri D.C.A. del vecchio Policlinico e del nuovo Policlinico universitario, il centro D.C.A. di Soccavo, ma siamo ben lontani da quanto sopra descritto. Non c’è possibilità di ricovero in lunga degenza (minimo 5 mesi) se non per la nutrizione indotta e certamente non per un periodo così lungo, mancano gruppi di aiuto-aiuto sia per gli adolescenti che per i genitori. Così molto spesso ci si affida a strutture e a specialisti privati con un dispendio economico altissimo.
Il mio auspicio è che gli addetti ai lavori investano nella salute delle nuove generazioni creando al più presto anche a Napoli strutture per la cura dei D.C.A. adeguate.
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