Disastro in Villa Floridiana
Per trovare risorse torna la “minaccia” ticket
Troppi i problemi: dalla chiusura anticipata al personale ridotto
Il cancello è semichiuso…ancora pochi minuti e il parco della Villa Floridiana chiuderà i battenti. Ma, realmente, negli ultimi tempi, non li ha mai aperti. Di sicuro quel cancello non invoglia ad entrare, anzi agisce come repulsore, instillando il dubbio nel visitatore, che il parco stia perennemente per chiudere. Magari perché è finita la giornata, magari per un agognata ristrutturazione o magari perché non ci sono i fondi per dotarsi di un custode che presidi l’ingresso. Sono solo le 17, ma l’orario di chiusura, anticipato rispetto alle prestabilite 19, sembra essere l’ultimo dei problemi. Sì, perché quando si entra lo spettacolo al quale si assiste è desolante. C’è poco o nulla dei fasti di un tempo, di una villa che era il ritrovo per nonni e bambini che passeggiavano fra alberi secolari e aria pura, magari per riposarsi su un giardino ben curato che affaccia sul museo del Duca di Martina. Quasi nulla di tutto questo è rimasto.
Quello che appare alla vista è una natura costretta tra inferriate e balaustre, una natura non curata che vuole ricoprire anche i sentieri, una volta usati come piste per corse campestri, ma anche come rifugio di amici o giovani coppie sfuggite ad una giornata scolastica. “I finanziamenti sono insufficienti da tempo e abbiamo dovuto subire drastici e dolorosi tagli di spesa” è il grido di allarme della direttrice Luisa Ambrosio, dal 2002 alla guida di un gioiello che non riesce a rinascere (incarico assolto già dal 1979 al 1986). Ci sono giovani che non sanno nemmeno dove portano quelle scale interdette da transenne. “E ce ne sono tanti che invece violano i divieti dotandosi di cesoie per tagliare il filo di ferro e introdursi in zone off-limits, senza comprendere che un’apparente goliardata potrebbe diventare un grave pericolo per l’incolumità” prosegue la direttrice. Sì, l’incolumità dei frequentatori del parco è, giustamente, al primo posto. Incolumità messa in pericolo da alberi pericolanti, tanti, troppi, che in alcuni casi hanno oltre 200 anni. Una ricchezza non solo negata alla popolazione, ma a rischio distruzione.
Il patrimonio arboreo, distribuito su circa 700 ettari, composto da circa 400 specie differenti, infatti, è spesso messo in pericolo da un fungo infido perché può essere scoperto solo con accurate ricerche che non sempre sono possibili, ed agisce indebolendo, in alcuni casi in maniera irreversibile, l’albero colpito.
Per rimpinguare le casse ritorna periodicamente la “minaccia” di introdurre un ticket di ingresso che sarebbe possibile perché il patrimonio verde è annesso al museo Duca di Martina, c’è una gestione unica. Minaccia scongiurata fino ad ora grazie anche ad un piccolo sforzo del Comune. Ma il parco dipende dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) che ha ridotto drasticamente, quasi dieci volte di meno, le risorse da destinare alla Floridiana. “Quello che riceviamo a stento copre i costi per mantenere aperto il viale principale fino al Belvedere. Per rimettere in sesto il parco sarebbe necessario oltre un milione di euro…” conclude la direttrice.
Proseguendo la camminata all’interno del parco in effetti si può arrivare al Belvedere, oggetto di un restauro tenuto nell’ambito dei lavori del Museo che ha interessato anche la zona delle serre. Ma la situazione non è delle migliori con la vegetazione che incombe e lo spazio per affacciarsi ridotto a pochi metri, circondato da zone interdette. La ricerca di sponsor privati non ha portato i risultati sperati. Viene da domandarsi cosa spinga ad impegnarsi ancora di fronte ad un parco in disarmo. L’esiguità delle risorse ha causato anche una drastica riduzione del personale.
Delle 18 persone, divise in due turni, che lavoravano nella villa alla fine degli anni ‘90 (2 nei due ingressi e 5 nel parco), era rimasto un solo addetto all’ingresso, e, da quasi un anno, è sparita anche questa figura.
L’apertura del parco è ora affidata alla buona volontà dei dipendenti del museo.
Un piccolo barlume di luce, però, si intravede. Dopo le relazioni inviate al Ministero, sia dalla direzione che dal Sindaco, e dopo un anno nel quale il MiBAC non è arrivato alla voce Floridiana, per il 2019 il parco ha scalato alcune posizioni e aleggia un po’ di ottimismo.
L’attesa è tanta anche perché, dopo la tempesta del 29 ottobre, nelle zone aperte al pubblico sarebbero necessari interventi su 50 alberi (10 sono caduti). Inutile parlare delle zone non percorribili per le quali sarebbe invece necessario un intervento radicale e molto oneroso.
Giuseppe Porcelli
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