Di corsa “insieme” per ricordare il medico Sacerdoti
Una vita di corsa, quella di Guido Sacerdoti. Medico, pittore, scacchista, presidente della Fondazione Carlo Levi fino all’improvvisa scomparsa, nel 2013, per una complicanza post operatoria. Ma Sacerdoti era soprattutto un runner che ogni giorno amava andare al lavoro in canotta, pantaloncino e scarpe da corsa. Partenza di buon mattino da piazza Fuga per attraversare le strade del Vomero e arrivare al Secondo Policlinico, dove svolgeva la professione di allergologo.
Da quattro anni lo ricorda una corsa, “Corriamo Insieme”, voluta da Nicola Salomone in sua memoria: “L’idea è nata dall’amicizia con Sacerdoti, tutti al Vomero lo conoscevano e in tantissimi ancora ricordano quando attraversava il quartiere in tenuta da runner – dice Salomone -. Guido ha fatto questo percorso per oltre trent’anni, il nostro vuole essere un ricordo semplice e umile, una corsa con colleghi, amatori e professionisti”. La prima edizione s’è svolta all’interno del Policlinico: “Poi siamo riusciti a replicare il percorso originale con la collaborazione della Municipalità e di tanti sportivi che hanno investito il loro tempo in questa iniziativa che si svolge tra ottobre e novembre”. Quest’anno la corsa si è svolta il 5 novembre ed è stata vinta da Salvatore Forino, primo al traguardo. Una bella festa per 150 atleti: “Ma in futuro vogliamo crescere ancora”.
Il figlio di Sacerdoti, Carlo, che ne ha preso l’eredità professionale, ricorda: “Per mio padre, correre era un modo per tenersi in forma, diceva che i cittadini si sarebbero dovuti riappropriare delle strade del quartiere invase da auto e motorini. Lo ricordo già quando ero bambino correre da piazza Fuga al Secondo Policlinico, arrivato lì faceva una doccia e iniziava a lavorare. Finita la giornata, rimetteva i panni da runner e tornava a casa”. Sacerdoti ha partecipato anche a numerose maratone in Italia, su tutte quella di Roma e la Napoli-Pompei: “Ma più di tutto amava arrivare ogni fine settimana a Posillipo”. Intorno al rituale di Sacerdoti è nata anche una leggenda: “Molti pazienti ancora mi chiedono se è vero che papà portasse dei sassi nello zaino, la risposta è no: erano soltanto vestiti”.
Più di tutto, Carlo ricorda la volontà del padre di tenersi impegnato in maniera attiva ogni giorno: “Mio padre leggeva riviste di settore legate alla corsa ma era anche pittore, ha lasciato diverse centinaia di quadri e abbiamo fatto alcune mostre, la prossima è in programma al Pan nel febbraio 2018. All’esterno della pediatria del Policlinico realizzò una sequenza di murales che è ancora visibile dopo vent’anni, affrescando i muri con dipinti e filastrocche”. Di famiglia ebraica, nipote di Carlo Levi, è stato presidente dell’associazione che porta il nome dello scrittore: “Ci sarebbe anche la politica, con ideali comunisti da ragazzo che lo portarono a rinunciare a dirigere la fabbrica di famiglia. E poi era enorme il suo amore per gli scacchi e la psicanalisi”. Una vita di corsa, appunto.
di Marco Caiazzo
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