Del Core la campionessa che insegna ai bambini
Restituiamo gli impianti sportivi ai cittadini
Il viaggio di Antonella Del Core è iniziato a Napoli, è passato per Pesaro, Perugia, Bergamo, Istanbul, la Russia siberiana (Novyj Urengoj), Odincovo e Kazan per fermarsi a Reggio Calabria, dove ha trovato l’amore e una palestra per avviare la sua attività da “grande”. Antonella ha lasciato la pallavolo agonistica nel 2016, a 36 anni, dopo aver vinto tutto anche con la maglia della Nazionale.
“Oggi la mia è una vita normale, semplice. Vivo a Reggio Calabria dopo aver sposato un reggino – dice -. Abbiamo aperto la Del Core Volley Academy, una palestra di pallavolo che è stata pensata per i giovanissimi del mini volley. Vogliamo dare un’impronta dal punto di vista motorio, sportivo e anche pallavolistico. Credo che questo manchi soprattutto in una regione come la Calabria, che ha pochi impianti e non in buone condizioni un po’ come la Campania. In collaborazione con un’altra società abbiamo preso in fitto una palestra e i primi di ottobre apriremo ufficialmente. Abbiamo pensato di lavorare con i bambini perché mi sembra che oggi tutti vogliano allevare campioncini, ma nessuno insegni le basi: la corsa, i movimenti giusti, la tecnica.
Quindi penseremo innanzitutto a sviluppare un’attitudine al movimento e allo sport”.
Nata al Vomero (“ma solo perché la clinica era lì – scherza – con la mia famiglia sono cresciuta a Capodimonte”), la Del Core confessa di tornare spesso a Napoli: “Sono informata sulle condizioni degli impianti sportivi, so benissimo che il Collana è chiuso per inagibilità ed è un vero peccato perché Napoli ha un grande bacino di utenza e non è pensabile che non vengano offerti servizi idonei. Purtroppo
si parla molto a livello politico, invece penso che alcune volte si debba far lavorare chi lo sport lo vive ogni giorno.
Purtroppo sento tante lamentele ma poco fare, in questo Napoli e Reggio sono simili, mi sembra che abbiano problemi
comuni. Non credo che le nostre terre abbiano meno capacità, a cambiare sono gli aspetti economici e culturali: qui al Sud sembra che per colpa di altri problemi si debba togliere allo sport, ma io che ho girato tanto posso assicurare che i problemi ci sono dappertutto, ma quasi mai ad essere penalizzato, dal punto di vista economico, è lo sport”. Al Collana ha messo giù le prime schiacciate, Antonella. “Mi piaceva l’atletica, facevo corsa ad ostacoli in una struttura del mio quartiere, ma mio padre mi spostò al Collana dove c’erano già i miei fratelli. Ero molto alta e gli allenatori del Megaride mi proposero di provare col volley”.
È l’inizio della storia: “Col Centro Ester ho debuttat
o in A1, poi ho girato e vinto. Alla squadra napoletana sarò sempre grata perché mi permise di giocare tanto, infatti mi notò Pesaro con la quale la stagione successiva vinsi il campionato di A2”. L’esperienza più bella? “Quella in Russia la ricordo volentieri. In Italia le più coccolate sono sempre le straniere, invece lì ci sentivamo come una squadra di calcio dal punto di vista organizzativo. In particolare, a Kazan mi sono trovata particolarmente bene ed ho mantenuto rapporti di amicizia con molti dirigenti. I russi sono freddi? Soltanto al primo impatto, sono scettici, ma quando si accorgono che hai sposato la causa e ti impegni per la squadra ti danno tutto”. La Nazionale è stato un capitolo felicissimo: “La vittoria più bella resta quella del 2007. Dopo il 2002 c’era stato un momento difficile anche dal punto di vista del gioco. Nel 2007 vincemmo i campionati europei e la Coppa del Mondo e fu l’inizio di un ciclo d’oro. Il ct Barbolini seppe toccare le corde giuste di ognuna di noi rendendo rilassanti i periodi di allenamento in nazionale. Le figura dell’allenatore è fondamentale negli sport di squadra soprattutto – devo ammetterlo – con le donne che sono molto più attente degli uomini a tanti piccoli dettagli”. L’Italvolley femminile agli europei appena conclusi è stata eliminata nei quarti dall’Olanda: “C’è stato un ricambio generazionale importante, quando noi vincevamo eravamo nell’età della piena maturità e le altre avevano atlete molto giovani. E oggi che l’Italia deve inserire le giovani, le avversarie raccolgono i frutti del lavoro svolto. Ma i segnali sono incoraggianti, le nostre atlete stanno crescendo e anche il campionato di serie A sta tornando quello che era fino a qualche anno fa”.
Cosa ha portato Antonella Del Core di Napoli nel mondo? “La mia napoletanità, siamo solari e combattivi, amiamo divertirci forse anche perché tutto quello che otteniamo è sudato e mai regalato. Da ragazza non vedevo l’ora di andare via, oggi non vedo l’ora di tornare”.
Marco Caiazzo
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