Dal “Pentamerone” ovvero: Fiabe vomeresi
di Mimmo Piscopo pittore
Rovistare in storie, scritti, racconti e personaggi del quartiere collinare del Vomero, ci si perde nelle folte trascrizioni, tramandate pure oralmente nel tempo, dove sovviene il rimpianto di un luogo delizioso, e che accomuna coralmente, quale sorta di perduto Eden, per la sua pace campestre.
Attraverso contesti storici, questa amena collina è stata marginalmente interessata da importanti avvenimenti, protagonista il maestoso Forte S.Elmo, alle cui balze si svolgeva una idilliaca esistenza di villeresca bonarietà che diede spunto a racconti e ballate descritte da autorevoli studiosi quali il Pontano, il Summonte ed altri importanti personaggi che qui dimoravano, lontani dal tumulto cittadino.Asseriva lo studioso Mario Fùrnari : “…il Vomero come villaggio isolato, non si collocava pienamente nella storia della città di Napoli, essendo una appendice del casale di Posillipo…esso si inserisce nella storia di Napoli solo nel 1885, non ha quindi un retaggio storico tale da esserne parte integrante, essendo un villaggio sorto quale collegamento tra l’entroterra flegreo e la città, quando poi i nuclei abitativi, attraverso il tempo hanno formato il villaggio Vomero…”
Giambattista Basile, nella ponderosa opera de il “Pentamerone”, o “Lo Cunto de li cunti”, composto nel 1627, narra vicende, racconti e favole, in un capitolo dedicato alla sprovveduta bonarietà degli abitanti vomeresi prevalentemente agricoli.
In uno di questi episodi, il Basile evidenzia la semplicioneria di Nardiello, giovane contadino ne “Lo scarafone, lo sorice e lo grillo” dove, lo stesso, mandato dal ricco genitore, agiato agricoltore dei luoghi, a trattare acquisti nella caotica città, ritorna deluso e scontento, vittima della sua ingenuità di sprovveduto villico, però dal ricco bagaglio di preziose esperienze si da essere ben accetto dal genitore della ragazza amata dall’umile contadino che, accertatosi della bontà dello spasimante, acconsente infine al matrimonio. Il finale del “cunto” è il classico “e vissero felici e contenti” favoriti dalla magica atmosfera di un nostalgico, idilliaco Vomero.
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