Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
Il complesso strutturale destinato all’istituzione dell’Ospedale nell’ottocento costituiva la sede dell’imponente villa dei principi Santobono. Si accedeva da via San Gennaro ad Antignano, in corrispondenza dell’attuale ingresso alla ASL Distretto 57. L’entrata era maestosa, si componeva di un grande cancello sulla strada ed un viale pieno di piante rampicanti. Dopo la salita si incontrava un grosso portone di legno massiccio. Oggi è ancora visibile il rudere dell’arcata. Attraverso il portone si entrava in un cortile dove erano due stanze destinate alla portineria. Un altro cancello più robusto chiudeva un viale alberato che portava alla villa. Tutto dava l’idea della grandiosità e della sicurezza. La villa era costituita da un palazzo di tre piani, a forma di angolo retto, di stile classico. A piano terra vi era un grande cortile lastricato, che aveva da un lato una bella scala di marmo e da un’altra la Chiesa.
Nelle verdi aiuole del cortile e del viale vi erano centinaia di grandi piante di ortensie, diligentemente curate. La storia del Santobono, riferiva il prof. Enrico Tatafiore, comincia nel lontano 1918, quando, nella residenza dei Principi Santobono, fu allestito un Preventorio antitubercolare.
Il 1° gennaio 1939 Tatafiore fu nominato Primario Dirigente del Preventorio. Numerosi i bambini affetti da tubercolosi. Poiché il trattamento era destinato a prolungarsi per molti mesi, furono istituite delle scuole elementari, sistemate nei padiglioni Silly, e condotte da esperte maestre. Intanto, per la legge del Cavaliere, che prevedeva un nuovo ente costituito dagli “Ospedali Riuniti per Bambini di Napoli” il Preventorio si apprestava a trasformarsi in Ospedale. L’attività durò fino al 1954, poi proseguita in un moderno ospedale, con la sola divisione di pediatria, a 200 metri dalla villa, costruito con ingresso da via Mario Fiore. La strada partiva da piazza Medaglie d’Oro e terminava davanti all’ingresso dell’Ospedale. Un muretto dissuasore e poi una massicciata ne impedivano il prosieguo perla presenza di una villetta a circa 100 metri di distanza, testimonianza dell’assetto urbanistico sulla collina del Vomero fino agli anni ‘30-’40. Il proprietario si oppose alla demolizione da parte del Comune.
Rifiutando l’indennizzo preferì adire le vie legali. Solo negli anni ’60 la situazione si sbloccò con il proprietario parte soccombente. Demolita la villetta fu poi costruito anche il ponte per con giungere la strada a Piazza Gian Lorenzo Bernini, ora Piazza Cosimo Fanzago.
All’inaugurazione del nuovo ospedale ai primi del 1956, presenziò col seguito, il sindaco di Napoli Cav. Achille Lauro. Nel 1957 seguì la visita del Ministro della Salute Prof. Vincenzo Monaldi. Il Prof. E. Tatafiore fondò nell’ambito dell’Ospedale, nel 1948, il Centro Auxologia, secondo in Italia. Nel 1958 un’epidemia di poliomielite si diffuse a Napoli e provincia provocando un’ondata di ricoveri. La psicosi fu tale da compaginare la norma e i ritmi dell’attività. Fu costruito un reparto di accettazione allocato nell’Ospedale Lina Ravaschieri sito alla Riviera di Chiaia, facente parte del Santobono e ne fu nominato responsabile Pasquale Perrotta. Si operava in un clima di massima responsabilità e di stress, da veri missionari, considerando che l’Ospedale in quel periodo era privo del Pronto Soccorso, della Rianimazione e delle consulenze immediate di chirurgia, ortopedia, cardiologia, otorino. L’Ospedale allora si reggeva su uno sparuto manipolo di sanitari, reso ancora più ridotto da turni di guardia, specie notturni e conseguente riposo nel giorno successivo, dal servizio delle visite ambulatoriali, dalle ferie e dalle infermità. Nel 1960 a causa di un’epidemia di vaiolo si sostennero turni massacranti per le vaccinazioni, dalle 14.00 alle 19.00 senza compenso. I casi accertati e sospetti venivano dirottati all’Ospedale Cotugno. Nel 1960 iniziarono i lavori per la demolizione della villa dei Principi di Santobono, allo scopo di creare lo spazio per la costruzione di un fabbricato in cemento armato dove furono sistemati numerosi reparti e la sala operatoria. Poi la demolizione dei fabbricati della prima e seconda Divisione di Pediatria e subito, con tecniche avanzate, l’innalzamento del maestoso prefabbricato in metallo pesante prospiciente via Mario Fiore, dove verranno sistemati i reparti di Pediatria, Chirurgia, Patologia, Neonatale, Rianimazione con Camera Iperbarica e Pronto Soccorso, cosa che fece del Santobono il più importante Ospedale dell’Italia Meridionale. Il corpo infermieristico delle Suore fu sostituito dalle Vigilatrici d’infanzia. Nel 1963 la visita del presidente della Repubblica, Antonio Segni.
Nel 1973 il Professore Enrico Tatafiore fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età, con la nomina di Professore Primario Emerito di Pediatria.
La tradizione napoletana, formatasi attorno alla sua figura di caposcuola, ha poi continuato ad operare nel solco originario e ad applicare il suo insegnamento. Pasquale Perrotta, lascia il Santobono nel 1968 e, proprio sulla scia del maestro Tatafiore, fonda il Centro di Auxoendocrinologia e Diabetologia dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Nel 1986 ci fu anche la visita del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il rapido e disordinato sviluppo del quartiere ha soffocato l’intero complesso ospedaliero, una volta circondato da villette, con riflessi negativi per l’accesso al Pronto Soccorso, reso problematico specie in una vasta zona dalla presenza id un caotico mercatone all’aperto, con relativa sosta selvaggia di carretti, auto e furgoni.
Francesco Caruso
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