Coppa del Mondo Fifa simbolo di uguaglianza
Oltre 1500 persone la hanno ammirata presso l’istituto Sacro Cuore al Vomero
Fabio Cannavaro la solleva, tra le sue braccia, sotto il cielo di Berlino nel 2006. Prima di lui Dino Zoff è immortalato, in una foto iconica degli anni ’80, quando l’Italia diventa campione del mondo per la terza volta. Ma tanti super campioni la hanno sollevata, da Maradona a Ronaldo. In tanti, la maggior parte, invece la hanno solo sognata. Sognato di toccarla, ma anche semplicemente di vederla. È la Coppa del Mondo, la Fifa World Cup, che per la prima volta è arrivata al Vomero, presso l’Istituto Sacro Cuore in collaborazione con il Comune, nel corso del Fifa World Tour, organizzato dalla Coca Cola. Unica tappa italiana: storica e di successo.
Oltre 1500 persone si sono messe in fila per ammirare il più ambito trofeo sportivo al mondo e per immortalarsi con la coppa alle spalle, in uno scatto da condividere sui social network e da far vedere agli amici. La Coppa del Mondo Fifa era già sbarcata a Napoli in occasione dei Mondiali di Italia ’90, fu esposta nel palazzo dell’Ina a Piazza Carità. Un momento storico, con la gente che entrava cauta, quasi in venerazione di quello che considerava un vero simbolo dello sport, brillante e affascinante, scolpita da uno scultore italiano, Silvio Gazzaniga scomparso nel 2016. Quel simbolo, nel tempo, ha acquisito ancora maggiori significati fino diventare, forse in maniera eccessiva ma decisamente da rispettare, un emblema di inclusione e integrazione, di lotta al razzismo e ad ogni tipo di discriminazione. L’obiettivo è quello di insegnare questo tipo di valori ai giovanissimi che si affacciano al mondo dello sport. Perché, se è vero che l’importante è partecipare, come diceva il padre dei moderni Giochi Olimpici, Pierre de Coubertin, è altrettanto vero che la cultura della vittoria a tutti i costi si è fatta sempre più largo nel calcio attuale. E se è vero che ad alti livelli la vittoria è molto importante, il giocare per divertirsi, per partecipare, per far parte di un gruppo, ha una funzione educativa e sociale quasi incomparabile. Per questo un plauso va a questa coppa del mondo girovaga e ai grandi campioni che la hanno abbracciata e baciata o che lo faranno in futuro, sempre nel rispetto dell’avversario sconfitto. Peccato che l’Italia dovrà provare a conquistarla solo nel 2022. L’edizione del 2018 in Russia, la vedrà, infatti, solo da spettatrice.
Chissà che questo disastro sportivo non possa rappresentare l’inizio di un percorso di crescita della cultura sportiva del nostro Paese.
Giuseppe Porcelli
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