CONSEGNE A DOMICILIO: FENOMENO RIDERS
LAVORO IN AUMENTO TRA RISCHI STRADALI E RETRIBUZIONI ESIGUE
Si vedono sfrecciare in bicicletta o motorino per le città, intenti alla consegna a domicilio di cibo di ogni genere. In principio fu “Foodora”, leader tedesca del Food-delivery, che iniziò ad assoldare in Italia giovani centauri. Resisi conto dell’assenza di garanzie retributive, assistenziali e previdenziali, in sei si rivolsero al Tribunale di Torino, che diede loro torto, ritenendoli puri lavoratori autonomi. Il Tribunale accoglieva le tesi difensiva della multinazionale tedesca, chiarendo che il rapporto di lavoro tra Foodora ed i riders consentiva di scegliere se, quando e quanto lavorare, senza garantire un’attività minima, né obbligare ad eseguire la prestazione. Ciò escludeva gli elementi tipici della subordinazione: assoggettamento al potere direttivo, continuità del rapporto di lavoro, sottoposizione a potere disciplinare. La sentenza mise a nudo una lacuna normativa italiana, cui supplì la contrattazione collettiva che, tramite le associazioni datoriali e sindacali categoria, firmarono nel luglio 2018, il contratto collettivo nazionale della Logistica, Trasporto merci e Spedizioni, inquadrando i riders come novelli “fattorini”. Da quel momento, anche loro hanno conquistato un contratto nazionale e un reddito minimo. Ma, se l’ordinamento ha finalmente riconosciuto loro le giuste tutele, non altrettanto può dirsi della irreprensibilità di alcuni di loro nella condotta su strada. Molte, infatti, sono le inchieste aperte in Italia su rischi e incidenti stradali provocati dai riders. La Procura di Milano, ad esempio, ha avviato un’indagine per verificare la sicurezza pubblica sulle strade percorse dai riders e i profili igienico-sanitari riguardanti i contenitori che utilizzano. L’indagine intende far luce anche sul possibile sfruttamento dei lavoratori, anche per scovare fenomeni occulti di caporalato. Per giunta, ad agosto 2019, da controlli effettuati su 30 riders, vennero trovati 3 clandestini, privi di documenti. Dagli esiti delle indagini in corso, sembrerebbero accertate numerose violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, a carico delle società per le quali i riders lavorano. Ad essi, da quanto emerge, non verrebbero dati in dotazione adeguati dispositivi di protezione individuale, facendoli girare per strada senza caschi omologati, con bici e freni inadatti, senza luci per la sera. A Napoli, sono molte le delivery companies ad assoldare giovanotti di età compresa tra 20 e 30 anni, che scorrazzano, correndo rischi enormi di causare incidenti, pur di consegnare quanto prima panini, pizze, gelati e altri viveri ordinati tramite le apposite app. Il motivo per cui vanno tanto veloci, non sta tanto nel desiderio di consegnare i pasti ancora caldi, quanto nell’aspirazione di aumentare il profitto giornaliero, poichè, a quanto pare, il corrispettivo per la singola consegna è molto esiguo. Infatti, in tanti chiedono cibo a domicilio (ancor più dal lockdown in poi), ma intanto i fattorini della gig economy guadagnano sempre meno, anche per la concorrenza sempre maggiore, saziando la fame altrui, ma non la propria. Lavorano con l’ossessione del tempo e finiscono, forse, per ritenere lecito anche l’eccesso di velocità, prendere le strade contromano o compiere svariate violazioni al Codice della Strada. Questo perché solo dopo aver consegnato il primo ordine, possono ricevere l’affidamento di una nuova consegna, e così via, nonché una recensione positiva dell’utente finale, che viene immediatamente recapitata, tramite l’apposita app, alla delivery company. Oggi, infatti , sono spesso le recensioni espresse in “stelline”, a decidere chi lavora e chi no. Se i feedback sono negativi, il sistema delivery riduce le consegne del rider, marginalizzandolo rispetto ai colleghi. Per iniziare ad esercitare tale attività, infine, i riders devono, per assurdo, acquistare a proprie spese la borsa termica per il trasporto dei pasti caldi, ad un costo medio di circa €70. Quello dei Riders sarà pure un fenomeno figlio di un’economia avanzata, liberata dai vincoli e dalla farraginosità dei tradizionali rapporti di lavoro subordinato, ma, quanto al rispetto dell’uomo e del lavoro, sembra di essere tornati alla preistoria.
Marcello Ricciardi
via Cilea by night
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