Diminuire le distanze, mischiare alto e basso, confondere i livelli. Parlare di fumetti e di arte, di turismo e cinema, di comicità e dramma. Forse il precursore dell’abbattimento di questi pregiudizi è stato Umberto Eco che, scrivendo il Nome della Rosa e parlando di Linus, ha sfatato dei miti e trovato nel tempo tanti proseliti. Esistono, infatti, alcune barriere che sembrano non permettere a diversi mondi di comunicare fra loro. Mondi apparentemente distanti, ma nella realtà più vicini di quanto si possa immaginare. Lo dimostra la politica del direttore del Mann, Paolo Giulierini, che ha portato, in uno dei più importanti musei archeologici del mondo, prima il Calcio Napoli, poi il cinema di Star Wars e, oggi, le avventure di Corto Maltese. Non si tratta di sacro e profano, perché nulla vieta di ammirare Canova e Pratt, insieme. Anzi è uno strumento di avvicinamento ad un pubblico più giovane che può così arricchirsi, conoscere o almeno incuriosirsi. Tempo fa al Palazzo delle Esposizioni di Roma organizzarono una mostra, con biglietto unico, per vedere gli oggetti di scena dei più importanti film di Stanley Kubrick (da Shining a 2001 Odissea nello Spazio) e i quadri del pittore lettone Mark Rothko. Due mondi distanti che, però, destarono quasi la stessa curiosità, la stessa voglia di approfondire. Cinema e pittura come fumetto e letteratura, anche loro considerati distanti, ma lo sono realmente così tanto? Nessuno vuole sminuire la funzione didattico-culturale dei grandi classici, anzi leggere resta uno dei primari compiti per lo sviluppo della personalità umana, ma in un’epoca nella quale i ragazzi sono sempre più dediti ad informarsi rapidamente ed a scrivere in maniera frenetica, utilizzare mezzi di comunicazione che possano avvicinarsi al loro mondo, un mondo moderno che è il mondo di tutti, può anche essere un modo per riavvicinarsi al classico. A quegli elementi basilari dei quali tutti noi non potremo, ne dovremo, mai fare a meno.

Giuseppe Porcelli

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