Cinema partenopeo, le Quattro Giornate rivisitate
Martedì primo marzo alle ore 20:00 si è tenuta, presso il cinema Plaza, la seconda presentazione del mediometraggio “Bruciate Napoli” del regista e sceneggiatore Arnaldo Delehaye.
Sono intervenuti alla kermesse, il presidente della municipalità Mario Coppeto, una delegazione di studenti dei licei Sannazaro e Pansini e gli attori che hanno partecipato alle riprese (in ordine sparso: Mariano Rigillo, Maria Rosaria Virgili, Patrizio Rispo, Luciana De Falco, Maria Angela Robustelli Tavassi, Massimo Masiello, Nunzia Schiano, Mario Porfito, Anna Capasso, Luca Maggiore, Sergio Savastano, Renato De Rienzo, Luca Gallone, Serena Albano, Ernesto Cataldo, Daniele Napoleone e Domenico Formato che nel 1962 impersonò lo scugnizzo Gennarino Capuozzo nel film “Le quattro giornate di Napoli” del maestro Nanni Loy).
Dopo una breve premessa a cura del regista ed un significativo intervento di Coppeto, presente nella pellicola come comparsa, si è poi passati alla proiezione del mediometraggio.
“Bruciate Napoli” è una storia romanzata ma vera, che tratta delle vicende di una famiglia vomerese trovatasi al centro del moto popolare delle quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). L’intera vicenda si svolge all’interno di un condominio, situato, secondo la ricostruzione, alla fine di via Merliani, nei pressi della Floridiana.
Le quattro giornate di Delehaye, si differiscono da quelle di Nanni Loy, proprio per la rappresentazione intimistica della vicenda. La guerra e la violenza da essa generata, fanno da intruso nella vita delle persone comuni. Elemento di disturbo nell’amore fra giovani e nella quiete delle famiglie, che si vedono costrette a diventare parte attiva nella lotta al nemico.
“Bruciate Napoli” è nel complesso un progetto ben riuscito e dal grande valore storico. Offre spunti importanti circa la necessità di unirsi nelle difficoltà per fare fronte comune contro il nemico, sia esso “l’invasore” o semplicemente chi ci ostacola dall’interno del nostro stesso paese. Un chiaro segnale rivolto ai giovani circa l’attuale annichilimento della società, sulla necessità di riscoprire valori ed ideali assopiti nell’oblio delle distrazioni di massa.
Purtroppo quella che ci è stata mostrata è la versione ridotta ed auto finanziata, di un progetto più ampio. Cinquanta minuti circa, curati con l’amore di un artigiano, che ci fanno riflettere su quanto ciechi possano essere i produttori italiani, pronti a finanziare prodotti mediocri e di massa, a discapito di ciò che, per il passato, ha reso grande il cinema italiano.
La serata è terminata con un vivo dibattito con gli studenti. Questi ultimi hanno posto domande intelligenti e profonde, sintomo che non tutto è andato perduto.
MIRKO GALANTE
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