Che emozione vedere circolare di nuovo la sua auto
È stata una grande emozione vedere la Mehari, l’auto di Giancarlo, rimettersi in moto e partire da dove la violenza l’aveva fermata. Tornare a marciare e solcare le strade del quartiere Vomero. Con Roberto Saviano – la domenica sera, prima della staffetta – siamo stati nel garage della Municipalità insieme al presidente Mario Coppeto. Roberto voleva guardare, sentire, toccare la Mehari di Giancarlo. Chi mi ha chiesto il perchè? Ho risposto semplicemente: era giusto così. Ho voluto insieme a tanti amici dare un contributo, costruire un’occasione diversa per fare memoria. “In viaggio con la Mehari” si concluderà il 15 ottobre al Pan; tanti incontri, dibatti e occasioni di confronto. Ecco, sono convinto e persuaso che la città debba ritrovare se stessa. Certo, c’è sempre una Napoli borghese che guarda da un’altra parte, che fa la sua vita, che sa, magari condivide, ma che non c’è quando bisogna esserci. Napoli è cresciuta: se ripenso a 28 anni fa, a quella palude nella quale ci ritrovammo con addosso il dolore e lo sgomento, non vedo termini di paragone. All’epoca dei fatti, con mio fratello ucciso a quel modo, il questore neanche si chiedeva chi eravamo. Oggi vedo una rappresentanza delle istituzioni altissima, una coscienza matura e vigile non solo sulle azioni di contrasto alle mafie, ovvio, ma sulla necessità di coltivare la cultura della legalità. Il futuro passa attraverso i giovani occorre comunicare, parlare nelle scuole, creare iniziative. È una cosa impensabile: Giancarlo, mio fratello, ha dato la vita solo per fare il suo lavoro.
Paolo Siani
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