Caravaggio, Bernini, Vanvitelli il Vomero ha reso onore ai tre geni
Ancora un trittico di “giganti”, che le strade del Vomero non hanno mancato di celebrare. L’anagrafe, anche in questo caso, favorisce una certa contiguità. A partire da Caravaggio, 1573 (che morirà a 37 anni, proprio come Raffaello), a Bernini, 1598 – il più longevo dei tre – a Vanvitelli, che apre il Settecento.
Gli ultimi due godono a buon diritto di due piazze nel cuore del Vomero, a Caravaggio è invece dedicata un’ampia strada che porta verso l’area fregrea.
Al di là dell’ubicazione, mi pare giusto muovere da Gian Lorenzo Bernini, la cui fama è soprattutto legata alle sue celebri fontane: dalla Barcaccia a Piazza di Spagna a quella del Tritone a Piazza Barberini, fino alla scenografica fontana dei Quattro Fiumi, a Piazza Navona.
Ma Bernini ha firmato per il cardinale Borghese anche quattro sculture in marmo, fra le quali spicca il capolavoro di Apollo e Dafne, dove le due figure sembrano quasi volere superare i limiti stessi della materia. E ancora. Il Colonnato della Piazza di San Pietro, gli interventi architettonici di Sant’Andrea al Quirinale, e la storica facciata del Louvre a Parigi. Mi rendo conto che ognuno di queste opere meriterebbe una precisa lettura, ma lo spazio è tiranno. Passo così a Luigi Vanvitelli, la cui notorietà – ancora una volta – è legata alla famosa Reggia di Caserta, realizzata per Carlo III di Borbone.
La costruzione a pianta rettangolare, con quattro solenni cortili, s’innesta su uno scenografico parco, fra gruppi statuari e cascate, a ragione considerato più suggestivo di quello di Versailles.
Ma a Vanvitelli si deve anche la facciata di San Giovanni in Laterano, Villa Campolieto – fra le più belle residenze del Miglio d’Oro – e la Chiesa dell’ Annunziata, nella Napoli antica.
Dei tre giganti di questa puntata, quello che più coinvolge chi ama l’arte, è certamente Caravaggio. Anche per la sua vita tormentata e anarchica (uccise un uomo in una rissa per una partita di pallacorda), fino alla tragica e solitaria conclusione sul litorale maremmano.
A Napoli, Caravaggio ha soggiornato a lungo (si pensi all’aggressione subita alla Locanda del Cerriglio) e ha realizzato le Sette Opere di Misericordia, tra i capolavori della pittura di tutti i tempi. Caravaggio è considerato in arte l’inventore della luce. Che non nasce più dal gioco del chiaroscuro e dall’uso sapiente del pigmento cromatico, ma arriva dall’esterno, con tagli forti e precisi, che rendono drammatico anche il più trascurabile particolare.
Le sue opere sono in tutti i musei del mondo. Al Metropolitan di New York, Il Concerto; alla National Gallery di Londra, La Cena di Emmaus; a San Pietroburgo, Il Suonatore di Liuto. Senza dimenticare lo straordinario Bacco agli Uffizi di Firenze, nonché il ciclo di opere, a Roma, nella Chiesa di San Luigi dei Francesi.
Camilla Mazzella universitaria
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