CAMILLO CATELLI DA CONTADINO A GRANDE PITTORE
Nato a Napoli nel 1886 e morto più che novantenne nel 1978 ha vissuto la sua intera vita sulla collina dei Camaldoli, un luogo tra i più affascinanti di Napoli, famoso non solo per la sua bellezza ma anche per la salubrità dell’aria, un’aria curativa, dove spesso anche da altre parti d’ Italia si veniva per curare la tubercolosi. E’ nella magia di questo luogo che Camillo Catelli, capostipite di una famiglia di artisti si è dedicato con un amore profondo e con una passione quasi come quella di uno scienziato alla scoperta dei meandri più profondi della campagna. Nel 1908, senza mai trascurare la terra che gli dà anche da vivere, inizia il suo lungo percorso come pittore, l’apertura all’arte irrompe come un’esplosione al punto da stupire egli stesso. A chi gli chiedeva come era diventato pittore Catelli rispondeva “Perché mi piace la mia campagna ed amo le mie bestie ed i miei alberi”. Nessuna accademia, nessun maestro di riferimento, nessuna visita ai grandi musei d’Italia e d’Europa, eppure le sue opere hanno la sapienza e la perizia della grande pittura europea. Viene spontaneo chiedersi come può succedere questo. Sembra che sia un fenomeno che accade raramente nell’arte. Aveva ragione il grande filosofo napoletano Aldo Masullo quando diceva “anche la natura raramente distilla”. È difficile che nell’esecuzione delle opere di Camillo Catelli, dalla più piccola alle più impegnative si possano notare dei cedimenti, delle cadute di stile perché l’artista dipingeva soprattutto per se stesso. È forse anche per questo che gli esperti d’arte giustamente sono tutti d’accordo nel dire che le opere di Catelli che affrontano diverse tematiche (paesaggi, nature morte e composizioni) dovrebbero stare in un museo, cosa che purtroppo fino ad oggi non è accaduta ma siamo certi che prima o poi avverrà. Un modo per poter entrare nel mondo del nostro artista e conoscere le sue opere e’ consultare la monografia a cura di Luigi Tallarico “Tra reale e ideale” pubblicata nel 2005 con le testimonianze di grandi critici quali, tra gli altri, Paolo Ricci, Franco Solmi e Rosario Pinto che dall’alto della loro competenza hanno sempre scoperto grandi talenti. È un piacere sfogliare questa monografia – che ha il pregio di aver riprodotto le opere perfettamente grazie alla grande qualità fotografica- per comprendere perché Camillo Catelli occupi sicuramente un posto privilegiato nel panorama dell’arte. Renato Guttuso conclude un suo articolo su Camillo Catelli con queste parole: “Sempre più io credo che l’amore della pittura, che è amore del mondo e della realtà, sarà la sola zattera su cui potremo salvarci. E se andremo cercando consolazione e pace di tanto affannarsi invano, la troveremo nell’opera di pittori come Catelli, che hanno cercato la verità addentrandosi nelle cose del mondo, ignorandone il fragore.”
Camilla Mazzella
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