Buoni genitori si nasce o si diventa?
di Franco Biancardi
La crisi della famiglia è una di quelle tematiche sempre di attualità.
Non manca chi, di volta in volta, propone svariate soluzioni.
Certamente pensare ad una “ricetta” miracolosa per educare i figli è illogico, tanto quanto illudersi di poter essere buoni genitori per il solo fatto di aver procreato. È utile, tuttavia, riferirsi ad alcune semplici verità, corroborate dall’esperienza. La prima è che i figli, in modo differenziato in relazione all’età, hanno bisogno di vicinanza fisica ed emotiva da parte dei loro genitori, desiderano la condivisione dei momenti più importanti di vita. In mancanza essi si rivolgeranno ai compagni di scuola o degli ambienti extrascolastici in cui amano ritrovarsi. Questo non significa che non debbano socializzare, trattandosi di una fondamentale esperienza educativa per un progressivo e proficuo inserimento nella comunità civile; è bene, tuttavia, che i genitori riequilibrino l’influenza degli amici anche, ad esempio, esercitando una sorveglianza costante e discreta.
Stare vicini ai propri figli significa interessarsi ai loro bisogni, a quelli spirituali come a quelli materiali, riconoscerne e valorizzarne le qualità, ascoltarli, consigliarli, orientarli, sostenerli, giocare con loro, condividere in famiglia le esperienze, ad esempio di viaggio, di partecipazione ad un evento pubblico o privato o anche solo fare una passeggiata; queste sane attività, fra l’altro, li distolgono da tante nocive dipendenze.
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