Basket a Montedonzelli, riscatto urbano
Il campetto disastrato restituito al quartiere
Fino al 26 gennaio 2020 via dell’Erba era una traccia anonima di Google Maps. Un puntino nascosto dal cemento dell’Arenella, di fronte alla Agenzia delle Entrate. Dal luglio del 2018 aveva anche ufficialmente smesso di esserci un parchetto: inagibile il playground, le giostrine, la pista da pattinaggio. C’erano rimasti i palazzoni a vegliarlo, tutt’intorno. Nell’impotenza dei cittadini, nel silenzio dei tossicodipendenti, e nel rumore dei vandali. Poi è morto Kobe Bryant, e il mondo ha zoomato su Montedonzelli. Il nesso non c’era, l’ha creato in pochi giorni una incredibile convergenza di iniziative personali. Quel campo devastato ha ripreso la vita, ha scalato la risonanza nazionale ed è finito sulla ESPN. Ha fatto il tour virale sui social, e poi è tornato indietro, da dov’era partito. A via dell’Erba, Napoli. Ma ora anche Italia, persino Mondo. La favola s’è scritta da sola. La collaborazione tra Nick Ansom, presidente della Venice Basketball League, che di mestiere aggiusta i campetti di strada nel mondo, Guapanapoli, Charlatans, Napoli Libera, il comitato di quartiere, la gente comune. Lo spazio riconquistato, le luci della ribalta accese, i murales griffati Jorit e Luca Carnevale, i ragazzini accorsi a decine per dare una mano di pittura al campetto disastrato. E poi la festa, il drone che lo consegna ai media in tutta la sua potente bellezza. E infine la Nazionale italiana di basket, sul “campo di Kobe” che prima era di nessuno. Questa non è una piccola storia di quartiere che s’è fatta grande per caso. È invece una cronaca della resistenza, della battaglia quotidiana dei napoletani per il diritto ad avere dei diritti. Spoiler: la stiamo ancora perdendo, ma almeno in questo caso abbiamo segnato un punto. Un punto di partenza. Poiché i riflettori sono alleati volenterosi, ma la distorsione dell’immagine è un rischio corrente, è il caso di chiarirlo: il “Kobe park”, a più di un mese dall’evento che lo ha battezzato tale, è ufficialmente chiuso. Da un anno e mezzo. Non ha mai davvero riaperto. Né quando centinaia di persone sono accorse a ridargli vita, né quando la stessa amministrazione comunale, che lo tiene off-limits per cronica “mancanza di fondi”, ci ha portato l’Italbasket in passerella. “Inagibile”. È quello che nel buio di un sabato sera, il 1° febbraio, si son sentiti dire Armando Grassitelli di Guapanapoli, Giancarlo Garraffa dei Charlatans, e tutti i volontari che stavano ultimando i preparativi per la grande inaugurazione dell’indomani. Alle 21:30 si presenta a via dell’Erba la Polizia Municipale.
Per palesare quel che tutti sanno già: quel luogo è interdetto al pubblico, deve saltare tutto. Per tre lunghissime ore si va avanti nelle trattative in nome del buon senso. La soluzione è un faticoso via libera in deroga. Le associazioni si fanno carico di tutto: costruiscono un corridoio “agibile”, commissionano in piena notte una perizia e una relazione tecnica ad un insonne ingegnere privato. Le istituzioni si fanno piacere la scappatoia, e il dribbling alle carte bollate riesce sul filo di lana. “Ha fatto tutto la gente – dice Armando Grassitelli di Guapanapoli – in tutto credo che siano stati spesi quasi 10.000 euro”. Alla fine della giornata poco meno di mille persone saranno passate per quel parco aperto solo fino alle 13: la deroga a tempo determinato è scaduta. Via tutti. Via nessuno, in realtà. Perché i cancelli restano aperti, le transenne arancioni divelte, i ragazzini continuano ad andarci a giocare. Il parco, insomma, rivive ormai di vita propria. Le associazioni fanno un passo indietro, fornendo l’assist alla Municipalità e al Comitato dei residenti per ricominciare a parlarsi: un appuntamento a settimana, per presentare progetti, discutere di cifre, portare sponsor.
La Municipalità indica il ricorso ad un bando ad evidenza pubblica come unica soluzione praticabile in tempi accettabili. La via è tracciata. Ma non basta. Le associazioni si rimettono in moto, puntano l’obiettivo finale di questa partita: il Comune. La Nazionale di basket è in città per preparare Euro2021, perché non portarla sul campo di Kobe e accendere un’altra miccia? L’occhio socchiuso della politica inquadra l’obiettivo: l’assessore allo Sport, Borriello, se l’appunta in agenda, e il 18 febbraio, tra la folla di bambini e curiosi, ad accogliere gli azzurri arriva il sindaco in persona, Luigi de Magistris, che annuncia: “Ora prendo in carico io la cosa, trovo io i fondi. Tra poche settimane il parco riaprirà”. Il cortocircuito è innescato. È il riflesso dell’”io” sopito, che i cittadini hanno addomesticato, quasi per legittima difesa: ora sanno come usarlo. La rivoluzione dal basso ha funzionato, almeno nelle premesse. Il campo di Kobe è vivo e lotta in mezzo alla gente.
Mario Piccirillo
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