Attilio Pratella, insuperabile maestro del colore
É stata una scelta felice dedicare una bella stradina del vecchio Vomero al pittore Attilio Pratella che, nato a Lugo di Romagna nel 1856, è morto nel 1949 a Napoli, città che tanto amò ritrarre. Come tanti pittori della sua epoca, terminati gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, sentì forte il richiamo della Scuola Napoletana di pittura, che allora significava poter incontrare maestri come Palizzi, Morelli e Dalbono, dei quali tanto aveva sentito parlare. Per Pratella fu di fondamentale importanza il trasferimento a Napoli, dove vide riconosciuto il suo talento, ma soprattutto perché la città fu costante oggetto di ispirazione per la sua pittura.
La prima area della sua ricerca artistica fu influenzata dallo stile di Eduardo Dalbono, di Giuseppe De Nittis e di Antonio Mancini.
Ma il suo successo quanto mai precoce è legato alla sua grande passione e al suo instancabile impegno per l’arte. Ne é prova il fatto che lavorò anche per la famosa fabbrica di ceramica di don Cesare Cacciapuoti, traendo spunti originali, senza per questo trascurare la partecipazione ai grandi eventi dell’arte di quella stagione, mettendosi sempre in ottima evidenza.
Lo testimoniano la sua presenza all’Esposizione napoletana del 1881, al Salone di Parigi e alla Nazionale di Venezia del 1887 fino alla Promotrice di Napoli nel 1888. Grazie al grande consenso della critica per la sua opera intitolata “Il Vento “ esposta al Salone di Parigi del 1885, ottenne l’invito a far parte della Società degli Artisti francesi e da allora espose tutti gli anni oltre che a Parigi, a Berlino, a Monaco, a Pietroburgo, a Barcellona e a Buenos Aires. Il che gli diede una larga notorietà nel panorama dell’arte europea.
La sua opera “Giornata di Marzo”, giustamente considerata tra le più riuscite, basta da sola a dimostrare la grandezza di questo artista. Pratella si pone come il più
valido interprete della natura, di cui ha saputo cogliere gli aspetti più nascosti.
Ma c’è di più. Il riscontro più convinto ed entusiasta Pratella l’ha trovato fra i collezionisti delle sue opere. A Napoli non c’è stato amatore d’arte che non avesse un “bel Pratella”. Vale a dire una di quelle immagini costruite col cuore e la fantasia, prima ancora che con i colori.
Di qui un costante riconoscimento alla sua opera, anche in momenti di crisi e di disamore per l’arte, come quelli di oggi. Pratella ha dimostrato che la grande pittura non conosce né mode né età.
di Camilla Mazzella universitaria
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