Allarme Vesuvio dal web
Su “Wired” e “Nature” attenzione puntata sul vulcano e sui Campi Flegrei
Ma per l’Osservatorio vesuviano non c’è nessun pericolo imminente
La possibile eruzione del Vesuvio è uno degli argomenti di maggior successo sulla rivista internazionale “Wired”. Sul noto sito internet, infatti, un articolo scritto dal giornalista Erik Elmetti nel gennaio di quest’anno, ogni giorno continua a ricevere condivisioni e commenti finendo per diventare uno dei più cliccati sui social network. L’articolo tratta dell’area di Napoli dal golfo alla zona dei Campi flegrei, mettendo in luce non solo i rischi di un’eventuale eruzione del vulcano ma anche come non sia possibile evacuare molte zone che sarebbero interessate dall’evento sismico. La città di Napoli viene definita nell’articolo come il “luogo vulcanico più pericoloso del mondo” e non solo per la presenza del Vesuvio, che ha regalato in passato spettacolari e purtroppo anche mortali eruzioni, ma anche per la presenza della Solfatara di Pozzuoli e per il fatto che “negli ultimi quaranta anni la terra si è alzata e si è abbassata anche di tre metri facendo temere per le popolazioni residenti”. L’articolo evidenzia i movimenti del magma sotto questa area e cita alcuni studi scientifici a riguardo. Poi l’allarme: “I vulcanologi hanno sempre un occhio aperto sui Campi flegrei. Con così tante persone che vivono nella zona metropolitana di Napoli, più tempo di avvertimento e di preparazione ad un’eventuale evento sismico si ha e meglio è”. Proprio nelle ultime settimane, precisamente ad agosto, in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nature”, due vulcanologi italiani, Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo, hanno lanciato nuovamente l’allarme circa le condizioni del vulcano che sovrasta il Golfo di Napoli definendo come imminente un’eruzione. Per fortuna, a tranquillizzare i napoletani, ci hanno pensato di recente quelli dell’Osservatorio Vesuviano, in risposta all’ennesimo allarme che è stato lanciato in merito ad una imminente eruzione del Vesuvio. “Il Vesuvio è un vulcano attivo, come i Campi flegrei ed Ischia – sottolinea il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale – quindi non c’è bisogno di alcuna nuova “scoperta” per sapere che prima o poi potrà eruttare; possibile eruzione che però non è sicuramente imminente, visto che non c’è alcun segnale che distingua l’attuale attività da quella degli ultimi 71 anni, ossia quiescenza”. “A tutti ribadisco – continua De Natale – che l’Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli dell’I.n.g.v., è l’unico Ente che rileva e studia sistematicamente e con continuità i dati di monitoraggio delle aree vulcaniche campane: Vesuvio, Campi Flegrei ed Ischia, ed emette periodicamente Bollettini che contengono tutte le informazioni rilevanti, nonché le eventuali variazioni di attività, su questi vulcani”. “Pertanto – evidenzia ancora il direttore dell’Osservatorio Vesuviano – ogni informazione sullo stato dei vulcani campani che non provenga da canali ufficiali dell’I.n.g.v. potrebbe riportare l’opinione personale di qualche singolo ricercatore, italiano o straniero, oppure di qualche giornalista, politico o semplice cittadino, ma non riflette in alcun modo la visione ufficiale dell’I.n.g.v. che, come si è detto, è l’unico Ente che rileva e studia in maniera continua, sistematica ed in tempo reale, lo stato dei vulcani”.
Wired è una rivista mensile statunitense con sede a San Francisco in California dal marzo 1993, e di proprietà di Condé Nast Publications. Nota come “La Bibbia di Internet”, è stata fondata dal giornalista Louis Rossetto e da Nicholas Negroponte. La linea editoriale di Wired è stata originariamente ispirata dalle idee del teorico dei media canadese Marshall McLuhan. La rivista tratta tematiche di carattere tecnologico e di come queste influenzino la cultura, l’economia, la politica e la vita quotidiana. Le versioni internazionali della rivista sono Wired UK e Wired Italia, fruibili anche in versione on line all’interno dei rispettivi siti web. Wired (letteralmente significa “collegato”, “cablato”) nasce nel 1993 a San Francisco ad opera del giornalista newyorkese Louis Rossetto e della sua compagna Jane Metcalfe. Furono aiutati a lanciare la rivista dall’imprenditore informatico Charlie Jackson e da Nicholas Negroponte, creatore del Mit Media Lab che non solo collaborò con la rivista dal 1993 al 1998, con una rubrica fissa, ma ne fu anche il primo investitore. Fin dal suo lancio, la rivista ebbe enorme successo e nei primi quattro anni di vita vinse due National Magazine Awards nella categoria General Excellence e uno nella categoria Design. Dall’aprile 1995 al marzo 1997 vi è stato il tentativo di un’edizione britannica della rivista, nato dalla collaborazione del Guardian Media Group con i proprietari dell’epoca di Wired; l’esperimento risulta fallimentare e dura breve tempo, forse anche a causa di un disaccordo tra le due parti. Nel numero di giugno 2006, Jeff Howe conia il termine Crowdsourcing, nel suo articolo “The Rise of Crowdsourcing”[4] definendo un modello di business. A marzo 2009 esce l’edizione italiana della rivista e, un mese dopo, anche la nuova versione britannica, la cui direzione è affidata a David Rowan, mentre quella del sito wired.co.uk, è affidata, dal gennaio 2010, a Nate Lanxon. Dal novembre 2012 il direttore di Wired USA è Scott Dadich.
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