Acqua potabile nella fontana di via Scarlatti: uno spreco che dura da 14 anni!
di Alessandro Migliaccio
Il gettito d’acqua non è fortissimo. Eppure, ogni giorno, dal vulcano “Itaca” della fontana rea- lizzata dall’artista Ernesto Tatafiore e collocata in via Scarlatti al Vomero sgorgano centinaia di litri d’acqua potabile che finiscono nelle fogne. Un’eruzione lenta d’acqua, potremmo dire, ma continua e che dura da ben quattordici anni. L’opera, infatti, installata nel 1999, non possiede una pompa che rimette in circolo sempre la stessa acqua ma è collegata con un tubo all’acquedot- to, posizionato al di sotto di essa, che ogni giorno la riempie di acqua potabile che poi finisce nelle fogne. Tant’è vero che l’acqua presente nella va- sca di via Scarlatti è sempre molto fredda, a qual- siasi ora del giorno ed indipendentemente dagli interventi di manutenzione ordinaria dell’Arin, che ha in affido l’opera. Uno spreco assurdo che dura da quattordici anni, dunque, periodo di tempo in cui la fontana ha registrato e registra tuttora an- che una cospicua perdita di acqua che rende la pavimentazione in sampietrini al di sotto di essa sempre bagnata notte e giorno. Pochi mesi fa, inoltre, alcuni residenti notarono addirittura una copiosa fuoriuscita d’acqua dalla vasca della fontana, tanto che in via Scarlatti si formò addi- rittura un fiumiciattolo che scendeva quasi fino all’incrocio con via Luca Giordano e bagnava i piedi dei passanti nell’area pedonale.
C’è da scommettere che, a partire da oggi, qual- cuno – Comune o Arin – dovrà intervenire per chiarire la situazione e fermare lo spreco d’ac- qua della fontana “Itaca”. Inoltre, conoscendo la tenacia dei comitati civici presenti al Vomero, se ciò non dovesse accadere, si potrebbe sca- tenare una protesta pubblica per lo sperpero di un bene prezioso come l’acqua, come avvenuto nei mesi scorsi già per la chiusura della Floridiana. Ciò che è sicuro, invece, è che l’opera di Tata- fiore, fin dal suo concepimento, è stata sempre accompagnata da polemiche e proteste da par- te di buona parte della cittadinanza. Dapprima furono i residenti a non volere la fontana al centro di via Scarlatti per ovvi motivi di intralcio ai mezzi di soccorso e perché, si disse, “non aveva nulla a che vedere con il Vomero”. Poi, successivamente, furono i commercianti aderenti all’Ascom a chie- dere il suo spostamento in via Alvino ed infine, i continui guasti e diverse proteste la fecero torna- re alla ribalta nel corso degli anni. La scultura di Tatafiore è stata anche ribattezzata “la vasca dei capitoni”, in quanto poco dopo la sua installazio- ne in via Scarlatti, qualcuno – in evidente disac- cordo con la sua forma quadrata – pensò di riem- pirla di capitoni ed anguille. Non sono mancate, inoltre denunce da parte dei residenti per il degrado e lo stato di sporcizia della fontana. Infine, adesso, lo spreco dell’acqua potabile che si consuma tutti i giorni ormai da quattordici anni. Uno spreco che, paradossalmente, avviene proprio mentre al Vomero, in questi giorni, si registra il malcontento dei commercianti che, attenti a preservare il decoro del quartiere, hanno “adottato” le aiuole del quartiere ma che non hanno la possibilità di annaffiarle per la mancanza di un collegamento con l’acqua pubblica. Non ci sono, infatti, bocchette disponibili dalle quali prendere l’acqua. Che dire: per il momento, per annaffiare le aiuole “adottate”, potrebbero riempire le loro taniche dal- la fontana di via Scarlatti: almeno, in questo modo, l’acqua che invade l’opera di Tatafiore non andrebbe sprecata.
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