Achille Vianelli, insuperato maestro della pittura ad acquerello
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
È una delle strade più antiche e romantiche di Napoli, che si percorreva per salire al Vomero, quando ancora non esisteva la funicolare. Il tracciato quanto mai lungo incontra le scale del Petraio e via Filippo Palizzi.La via è dedicata ad Achille Vianelli, tra i grandi protagonisti della pittura italiana dell’Ottocento. Figlio di un agente del consolato napoleonico e di madre francese, il pittore nasce a Porto Maurizio di Imperia, nel 1803.Trascorre la prima giovinezza ad Otranto e, nel 1819, per studiare pittura si trasferisce a Napoli, all’epoca centro internazionale per l’arte. Compie il suo apprendistato presso il paesaggista tedesco, Jacob Wilhelm Huber, che soggiorna a Napoli dal 1819 al 1821. Frequenta poi lo studio di Anton Smink van Pitloo, vedutista olandese trapiantato a Napoli, uno dei fondatori della nascente Scuola di Posillipo. Nell’atelier di Pitloo, Vianelli conosce Giacinto Gigante di cui diventa grande amico e cognato, quando Gigante nel 1831 sposerà la sorella di Vianelli, Eloisa. I due artisti per una decina di anni percorrono strade comuni. Dipingono all’aria aperta i paesaggi napoletani e campani, tematiche proprie della Scuola di Posillipo, realizzando quadri ad olio caratterizzati da pittura fresca e vivace. Tra il 1829 e il 1832 entrambi i pittori sono impegnati (insieme a Raffaele Carelli, Salvatore Fergola e a qualche altro artista straniero) quali illustratori di incisioni, disegni e litografie per i tre volumi del “Viaggio Pittorico del Regno delle due Sicilie ” dedicato a Francesco 1 ed edito dalla casa litografica Cuciniello e Bianchi.Successivamente Vianelli, forse rendendosi conto che le sue vedute, contrariamente a quelle di Gigante, non sono intrise di quel suggestivo lirismo, tipico della Scuola di Pitloo, abbandona la pittura ad olio per dedicarsi prevalentemente alla tecnica dell’acquerello e del disegno a seppia, che utilizza soprattutto per dipingere gli interni delle chiese e dei conventi napoletani. Si specializzerà, poi, anche nel settore litografico. L’editore Gaetano Nobile lo chiama infatti per illustrare con incisioni l’antica e preziosa “Guida di Napoli e delle sue vicinanze”. Vianelli viene ricordato anche per la rappresentazione dei costumi tipici del popolo napoletano, una tecnica che aveva appreso a Roma, nel 1835, nello studio di Bartolomeo Pinelli. Per cinque anni, dal 1838 al 1843, viaggia con lunghi soggiorni in varie località d’Italia, tutti rappresentati e poi stampati con la tecnica dell’acquaforte.Tra i soggetti preferiti sono ricorrenti i paesaggi liguri e quelli pugliesi, i panorami legati alla costa sorrentina e alla spiaggia di Mergellina, nonché scorci ed angoli di Benevento.Famoso acquerellista sia in Italia che in Francia, Vianelli viene chiamato a Parigi per insegnare la tecnica dell’acquerello a Luigi Filippo.Nel 1851 si trasferisce definitivamente a Benevento, dove apre una Scuola di pittura presso il Chiostro annesso al convento di Santa Sofia, oggi Museo del Sannio, continuando ad insegnare e a dipingere fino a tarda età. Muore nel 1894, a 91 anni. Tra le opere più significative sono da ricordare: “L’interno della Chiesa di Santa Chiara “; “La sacrestia di San Domenico Maggiore in Napoli” ; “I Ponti Rossi”; il disegno a seppia della Cripta della Chiesa di San Matteo a Salerno; “Il leccio del vecchio convento” datato 1870. Altri quadri si trovano in musei italiani e stranieri. Nel Museo del Sannio è custodito il dipinto “La Chiesa di Santa Maria del Soccorso di Forio di Ischia “; al Musee di Anger “Dintorni di Arpaia”. Al Metropolitan Museum of Art di New York si trova “The Main Square in Andria “, una rappresentazione del centro di Andria, prima dell’Unità d’Italia. Il dipinto, realizzato su grafite con inchiostro bruno e acquerello marrone porta la firma di Achille Vianelli e la data 11 giugno 1851. L’opera è stata digitalizzata sul sito ufficiale del Metropolitan.
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