A Natale? Meno regali ma il cenone è “sacro”
La crisi economica internazionale del 2007 ha portato con sé un significativo abbassamento delle esportazioni e degli investimenti nostrani, determinando uno stagnamento del PIL. Le famiglie italiane sono state costrette a modificare le proprie abitudini, e in molti casi la qualità della loro vita. In particolar modo in relazione alle festività, eccessi e sprechi sono stati messi al bando dalle grandi metropoli alle realtà locali. Avvicinandosi il momento di scambiarsi regali, viene da chiedersi come siano cambiate le consuetudini natalizie del centro commerciale naturale più vasto d’Italia. I vomeresi fanno voce comune: i tempi dello shopping pre-vigilia sono volti al termine. C’è chi ricorda con nostalgia quando era possibile soddisfare tutte le richieste avanzate dal figlioletto sulla letterina di Babbo Natale. C’è chi ironizza sul fatto che le feste, una volta, fossero un’occasione per dare spazio a qualche capriccio, ma adesso la tredicesima serve a pagare le tasse universitarie balzate alle stelle. Alcuni, invece, ai doni degli anni passati proprio non riescono a rinunciare; ma risparmiando dal Natale precedente! Scartare regali non è di certo in cima alle priorità di tutti: la tradizione ha, in molti casi, lasciato il posto al mantenimento di un figlio all’estero, partito perché non ha trovato lavoro nel suo Paese. In fatto di pensierini natalizi, pare che le tipiche convenzioni abbiano subito delle modifiche. Strano è che, alla domanda “è il cenone?”, praticamente unanime è stato il responso: a tavola non si fa economia. Di questi tempi, d’altronde, si pongono ristrettezze a tutto, perché mai farne anche su dolciumi e cibarie tradizionali? Sulla spesa, dunque, niente limiti. E niente limiti neanche alla calza della Befana, e sull’acquisto di bevande e manicaretti per festeggiare la notte di San Silvestro. Pare, dunque, un po’ azzardato che il cittadino medio parli di “crisi” solo perché ha rinunciato a qualche vizio. Specialmente a fronte del 11,9% dei cittadini italiani che, secondo il rapporto ISTAT del 2015, si trova senza lavoro. O del 39,2% di disoccupazione giovanile, e del 7,6% della popolazione italiana che si trova in stato di completa indigenza. Che si tratti o meno di allarmismo e condizionamento mediatico, se non altro la crisi ha indotto il cittadino medio a distinguere il necessario da ciò che non lo è. E, conseguentemente, di spingerlo a riflettere sull’importanza della beneficenza e a puntare l’attenzione sul momento della convivialità e dello stare insieme. Non è forse questo lo spirito del Natale?
INTERVISTE.
Cinzia Florio Flores, impiegata aziendale.
“Niente più regali che non abbiano una loro precisa utilità! Qualche anno fa, chiedevo a mio marito di regalarmi un orologio alla moda: per questo Natale, gli chiederò un cappotto in saldo!”
Roberta Magistro, dipendente presso il Centro estetico “L’Essenza”
“Al cenone e ai regali cerco di non rinunciare: ma, per farlo, devo mettere da parte i risparmi per moltissimo tempo, e non è facile!”
Emilio Andolfo, pensionato.
“La crisi non può permettersi il romanticismo! Non faccio più un pensierino a mia moglie da anni, preferisco fare acquisti solo per i miei nipotini.”
Donatella Cortese, insegnante di inglese.
“Fare un pensiero a tutti è, ormai, impossibile. E’ da tempo che io e i miei fratelli abbiamo deciso di fare un regalo soltanto ai nostri genitori. Non c’è più spazio per la fantasia!”
Diego Brevetti, dipendente presso la cartoleria “Copia e Incolla”
“Penso che in Italia la crisi abbia colpito, in maniera seria, solo a macchia di leopardo, e che il resto sia condizionamento mediatico. Ad Atene si protesta perché, ad esempio, gli ospedali rimangono senza farmaci antitumorali. Credo che, se la situazione fosse così grave, la gente non esiterebbe a scendere in strada”.
Chiara Pizi
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