‘A JACUVELLA
Il termine “JACUVELLA” nacque nel 1357 quando i contadini, ribellandosi alle esose pretese dei governanti, furono appellati con disprezzo “Jaques” – sciocchi- da “jacquerie”– giacche sdrucite che, trasposta in napoletano, assunse la locuzione di “jacovo”, colui che vacilla, tremolante e cialtrone, esteso il significato al buffone da farsa in “Giacomo”, dall’italiano, in aggettivo dispregiativo colui che si coinvolge in ridicole risse da strada o in stupidi litigi e parapiglia dal conseguente civettare. Classico esempio di stupefacente realismo “l’appicceco d’’e lavannare” (la lite delle lavandaie) della commedia musicale “La gatta Cenerentola” di Roberto de Simone i cui reciproci epiteti sono un capolavoro da dizionario enciclopedico.
Protagonista di una maschera del teatro dell’arte napoletana, “Jacuviello”, colui che si trascina in questioni dalla dubbia serietà, viene ripresa anche dal religioso padre Errico quando apostrofava i suoi allievi coinvolti in disordini richiamandoli con il termine italianizzato di “Giacomella”, baruffa goliardica.
Mimmo Piscopo
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