L’antica “via dei ciucci”: via Cacciottoli
Fino all’inizio del ‘900 il Vomero era un quartiere incontaminato dove poche erano le strade percorribili coi “ciucci” e le carrozze. Per agevolare i contadini che dovevano attraversare la collina per giungere ad Agnano ,attraverso Soccavo, fu costruita una lunga strada che partiva dall’odierna piazza Leonardo e terminava nella moderna via Manzoni. Questa strada veniva intrapresa dai campagnoli napoletani che si armavano di grande pazienza, per commerciare coi vicini dei villaggi circostanti. Si partiva dal corso Vittorio Emanuele e attraverso i gradini Cacciottoli si giungeva in quella che oggi è via Cacciottoli: bisogna immaginare questo tratto di strada pieno di vecchi casali e osterie, immerso nella natura selvaggia, costeggiato da vecchie mura medievali ( oggi ne esiste solo un pezzo, sulla destra della via, nonchè il muro più antico del Vomero). Il tragitto continuava sulla prosecuzione di via Torrione San Martino imboccando via Cifariello; questo è un percorso antichissimo e ne è testimone la costruzione della chiesa della Piccola Pompei, la prima del quartiere, luogo dove si tenne la prima liquefazione del sangue di San Gennaro (Miracolo!). A quell’epoca non c’era nulla, non c’erano palazzi, strade, non esistevano nè via Massimo Stanzione nè via Solimena, via Cifariello era una lunghissima strada diagonale che tagliava tutta l’area. L’itinerario continua, e si finisce così a via Doria per poi imboccare quella che era “la sella della collina”, ovvero via Cilea. Soprannominata così dagli antichi per via del panorama da cui si godeva da San Martino, via Cilea era chiaramente uno stradone molto più largo e rustico, l’unico per coloro che volevano raggiungere la zona di Soccavo in maniera repentina. L’altra strada era via Pigna, chiamata così per la presenza di un pino secolare che ha deciso di togliere le radici proprio all’inizio del secolo scorso, ma era decisamente più tortuosa e meno facile da raggiungere. La parallela di via Cilea era via Belvedere, ma era la strada delle ville dei nobili che non gradivano i rumori della città sottostante. Proseguendo per la sella della collina, si raggiungeva via Manzoni, dove era obbligatorio il dazio doganale borbonico del quale ne abbiamo ancora un esempio grazie all’arco dell’ingresso dell’edificio. Da qui, via Caravaggio e via Piave erano una strada unica, veniva intrapreso il tragitto verso le terre fertili di Soccavo, e infine di Agnano.
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.