Napoli e le Unioni Civili

Il 25 Febbraio 2016 il Senato si è espresso favorevole al ddl Cirinnà sulle Unioni Civili. In seguito alla registrazione presso il comune di residenza, le coppie omosessuali godranno degli stessi diritti delle coppie unite in matrimonio, fatta eccezione per ciò che concerne l’adozione. In attesa che al testo venga data attuazione, ai cittadini è comunque concesso conferire un valore alla propria unione, sebbene del tutto simbolico. Bruno Tisci, referente delle Unioni Civili a Palazzo San Giacomo, conferma che i residenti del Vomero e delle altri circoscrizioni hanno la possibilità di iscrivere la propria unione presso il Registro Amministrativo delle Unioni Civili, conservato al municipio. E’ dal 2012 che il registro è stato istituito a Napoli, tramite una deliberazione della Giunta comunale che ha definito la regolamentazione per l’iscrizione e la cancellazione nello stesso. L’iscrizione è concessa a coppie gay quanto a coppie eterosessuali, purché si tratti di persone, di nazionalità italiana o straniera, non legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o curatela, ma da vincoli puramente affettivi. La coppia dovrà risiedere anagraficamente a Napoli da almeno un anno, e coabitare dallo stesso periodo di tempo, per motivazioni di assistenza reciproca, morale e\o materiale. Ma a che cosa serve, nel concreto, questa iscrizione? Iscrivendosi al Registro delle Unioni amministrative, le coppie di fatto residenti del Vomero e degli altri quartieri del napoletano avranno la possibilità di usufruire dei pieni diritti civili, e di partecipare ai bandi pubblici del comune di Napoli. L’iscrizione al Registro permette ai residenti di accedere a ben precise agevolazioni comunali, delle quali, in caso di mancata registrazione, potrebbero servirsi esclusivamente le coppie unite in matrimonio. Nell’ipotesi di ricovero ospedaliero urgente, il partner non verrà più considerato alla stregua di un estraneo, e quindi impossibilitato a venire a conoscenza delle condizioni di salute del compagno. Al pari di un coniuge, avrà la possibilità di informarsi sullo stato clinico del ricoverato, oltre ad avere tutto il diritto di trascorrere la notte in reparto accanto all’assistito. L’iscrizione dà altresì la possibilità di partecipare ai bandi anti-crisi, al fine di ottenere un contributo di solidarietà. L’iscrizione, è bene chiarirlo, non ha alcun valore giuridico: anche una convivenza duratura e stabile, per le coppie di fatto, ha rilievo solo ed esclusivamente sul piano morale ed affettivo. Fino alla definitiva messa in atto del ddl, la registrazione non potrà offrire alcuna garanzia in materia di diritti successori o di reversibilità della pensione: queste sono prerogative legate esclusivamente all’istituto matrimoniale, e la loro regolamentazione è rimessa interamente alla legislazione statale. A conti fatti, la registrazione ha soltanto un contenuto di carattere simbolico. Nessuna tutela giuridica, nessun riconoscimento di prerogative che vadano a colmare l’attesa per l’attuazione ufficiale del disegno di legge passato al Senato. Ed è forse questo il motivo per cui, dal 2012, al Registro per le Unioni Civili di Palazzo San Giacomo, hanno effettuato l’iscrizione soltanto trentuno persone in tutto il territorio napoletano.
Eppure, per quanto il registro offra garanzie così limitate, la sua istituzione è stata sempre sentita come una vittoria. Ed è stata percepita come tale in ben 327 Comuni italiani che, a partire dal 1993 fino ad oggi, hanno combattuto perché alle coppie di fatto fosse riconosciuta almeno la possibilità di passare la notte accanto al proprio compagno in ospedale. Se il Vomero e tutte le circoscrizioni di Napoli, così come tutti i comuni di Italia, hanno sentito l’esigenza di lottare anche solo per un semplice foglio di carta, il motivo sta nella volontà di compiere passi anche piccoli nel riconoscimento di quelle prerogative che, a livello costituzionale, sono considerate inviolabili. Quegli stessi diritti la cui assicurazione viene spesso associata alla scelta per un partito piuttosto che per un altro; dimenticandosi che si può far politica su molte cose, meno che sui diritti umani. E negare una garanzia individuale ad un singolo, è negarla alla comunità nel suo complesso.
CHIARA PIZI
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