Francesco Del Vaglio, vignette e satira
Il vignettista è colui, che è capace di rappresentare la storia contemporanea attraverso dei personaggi disegnati, reali o di fantasia. Certamente oggi la comunicazione si sviluppa in moltissime forme e su molti mezzi, ma i fumetti di satira politica o sociale, o quelli di intrattenimento e le illustrazioni che parlano dei fatti di cronaca, appartengono ad un mondo fatto di passione e cultura, capace sia di divertire, che di fare riflettere e scuotere le coscienze. Francesco del Vaglio, che da circa un anno collabora con Vomero Magazine, fa parte di questa categoria. Il professore del Vaglio è un pubblicitario, vignettista, caricaturista e giornalista. Abita al Vomero e da 50 anni, collabora con il Mattino, con cui tra gli altri pubblica il mitico calendario delle partite del Napoli.
Lei ha disegnato per tanti anni le vignette del Mattino, quando il Mattino era uno dei quotidiani più letti del sud Italia, come è nata la sua passione per il disegno e in particolare per il fumetto di satira?
“Allora e ancor oggi, nonostante la crisi della carta stampata, Il Mattino è il primo quotidiano del sud Italia. In merito alla mia passione per il disegno, più di spiegare come è nata, sarebbe meglio dire che è nata con me. Mi ricordo, quand’ero piccolino, di tante mamme che si lamentavano con la mia perchè i loro bambini, a casa, “rompevano” non sapendo cosa fare. Mia madre questo problema con me non lo ha mai avuto: in tutti i momenti liberi, dall’età di tre anni non facevo altro che disegnare oppure guardare mio fratello Paolo, il primo di noi tre, con una differenza di età che oscillava intorno ai diciassette anni, quando questi, diventato poi un noto vignettista in Italia e all’estero, disegnava. Paolo, da sempre il più buono di noi tre fratelli, è stato il poeta dell’umorismo, mentre io, il più cattivo in senso buono, ho trovato nella satira, mai volgare, ma pungente e caustica, la valvola di sfogo al mio pensare. Sono stato il primo a pubblicare vignette, non sportive, sul Mattino, cosa che fino agli anni settanta era stata tabù”.
Le vignette di satira aiutano a guardare la realtà con una prospettiva diversa, quali sono le qualità che deve avere un disegnatore.
“Un disegnatore satirico, un vignettista o come vogliamo chiamarlo, deve vedere da tutt’altra angolazione l’avvenimento che dovrà stigmatizzare in una battuta possibilmente breve. Ad esempio, se tutti guardano un personaggio frontalmente, l’umorista va a guardarlo alle spalle, un po’ come il caricaturista che nel suo soggetto non si interessa tanto dei pregi quanto, principalmente, dei difetti. Il miglior complimento me lo fece Aldo Stefanile, importante firma del quotidiano partenopeo, equiparando le mie vignette ad un articolo di terza pagina e lamentandosi che io, con un disegno e una battuta ero più immediato, arrivavo direttamente al lettore, mentre lui, a volte, non aveva lo stesso risultato nonostante la fatica di scrivere sull’argomento due o tre colonne”.
Pensando ai nuovi disegnatori di satira, trova differenza con la satira degli anni 80 e 90.
“Certamente! Oggi c’è più libertà…o no? E, se c’è, è un bene, ma ciò non può significare che la satira non debba avere un freno, un’etica e un minimo di rispetto per le idee altrui, tutte cose che non vanno imposte ma, come l’evitare la volgarità gratuita, sono imposizioni che deve darsi lo stesso vignettista. Oggi, specialmente sui social network imperversa la volgarità che trova molti proseliti visto il basso livello culturale che stiamo vivendo”.
Ricordando quello che è successo un anno fa, ai giornalisti di Charlie Hebdo, possiamo dire che colpisce più la penna che la spada?
“E’ vero, la penna colpisce e il più delle volte è costruttiva, al contrario della spada che uccide. Io sono per la libertà d’espressione ma in certe occasioni bisogna sapersi autocensurare. Con una vignetta sui cattolici o sui protestanti si correrà il rischio di una censura, di dibattiti sui giornali, alle radio e in televisione, nulla di più. Ma come si è visto a Parigi, per vignettisti e giornalisti, specialmente su certi argomenti, è preferibile darsi una regolata”.
Nel suo nuovo libro “RiTRATTI”, descrive 55 personaggi pubblici, tutti suoi cari amici, attraverso la caricatura di ognuno di loro, qual è l’elemento oppure gli elementi che la colpiscono o meglio che valuta, nel fare la caricatura di un soggetto. e qual’è tra le caricature presentate nel libro, quella a cui è più legato?
“Come ho già detto prima in una caricatura si va ad enfatizzare i difetti del personaggio, siano essi somatici che caratteriali, pertanto più si conosce la persona di cui si deve fare la caricatura più è facile renderla “grottescamente” vera. Tra le tante caricature del libro sono più legato a quella del grande attore Enzo Cannavale. Penso di aver colto non solo i tratti ma anche la persona”.
Come si fa a diventare un vignettista, un consiglio per i ragazzi che amano disegnare e vogliono intraprendere questa carriera?
“Si studia, si studia sempre. Si studiano gli altri, si approfondisce, ci si perfeziona. A patto che si abbia la stoffa, altrimenti si diventa uno dei tanti vignettisti e quando non si è riconoscibili nel tratto probabilmente sarebbe stato meglio dedicarsi ad altro”.
Lei abita al Vomero, ormai da molti anni, quale è il Vomero che le piace di più?
“Mi piace il cuore del Vomero. Quella zona che rientra in un cerchio con raggio di trecento-quattrocento metri il cui centro è nell’albero di canfora che dopo circa un secolo ha sostituito la più nota palma nella piazza vomerese più “in” : Piazza Vanvitelli. Tanto per rimanere in tema, visto che Lodewijk van Wittel con matita e pennelli se la cavava benissimo!”.
STEFANIA BERTUCCI
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.