L’Arenella e il mito di Salvatore De Rosa
Indissolubilmente, l’Arenella è strettamente legata al mito di Salvatore De Rosa, il grande Artista che qui nacque il 20 giugno 1615, battezzato nella chiesa di S.Maria del Soccorso, il cui cognome è stato nel tempo variato in Rosa. L’isolato borgo del villaggio Arenella nei secoli ha subito tutt’intorno l’invasione di discutibili cambiamenti, pur quando, non essendo facilitato l’accesso dai luoghi impervi, un tempo composto da sparse casupole, casolari, ville nobiliari e patrizie. I sentieri erti, pietrosi e polverosi, la difficile comunicazione con il resto della città non agevolava l’invasione rivelatesi dissennata, che invece avvenne selvaggiamente poi, in luoghi come il Vomero. Cappelle gentilizie, edicole devozionali si alternavano ad antiche ville abitate prevalentemente per diporti estivi: Villa De Mari, Villa Lieto-Garzilli, Villa De Rosa, del ‘600 e ‘700, quando la salita Arenella dava accesso alla zona di relativa importanza delle Due Porte. La rilevante entità del luogo è dovuta alla famiglia di colui che ha elevato l’Arte ad alte vette: Salvatorello che, pari al Caravaggio, suo contiguo predecessore, ebbe esistenza avventurosa e movimentata; dal carattere altalenante tra malinconia e gaiezza espressi con versi, scritti, sonetti ed epigrammi, dai superbi dipinti bucolici e personaggi di vita rustica e comune, dal realismo sconcertante di epiche battaglie. Girovagando per l’Italia, a Roma e Firenze, in tutte le sue espressioni, conservava comunque, la sua natura di autentico partenopeo, dalle esternazioni schiette e provocatorie al limite del lecito. Orgogliosi di siffatto personaggio, il Vomero e l’Arenella, non hanno potuto impedire, tuttavia, agli inizi del 1900, la insensata demolizione della sua casa natia, come anche la scomparsa della lapide che ricordava nel 1876 l’artista, vittime comuni, come gli stessi due quartieri, dello sconvolgimento stradale ed edilizio che ha annullato fisionomie di luoghi e testimonianze storiche, con sistematiche operazioni che hanno stravolto tracciati, case rurali, costruzioni e ville, per dare anonimi spazi ad arterie asfittiche per collegare la città bassa a quella collinare, in abnorme sviluppo verso Nazareth, Camaldoli, Colli Aminei, Capodimonte. Qualche timido ripensamento, tuttavia, ci è stato tramandato da testimonianze dovute per la celebrazione del grande personaggio che tutt’oggi caratterizza la zona, con l’installazione della modesta statua bronzea (110 cm.) , scolpita da Achille D’Orsi nel 1871 posta nell’aiuola dei giardinetti di Piazza Muzi, dopo tormentate vicende di collocazione, in quanto, la statua fece il paio con quella della Madonna Immacolata, davanti alla suddetta Parrocchia del Soccorso, alternata con la scultura di Salvatoriello, tra aiuole e giardino, infine in Piazza, con buona pace, finalmente, degli abitanti e della stessa anima inquieta del grande protagonista che ha nobilitato l’Arenella.
MIMMO PISCOPO
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